Un premio inutile. Ero bravo a studiare, a stare le ore sui libri, senza leggere una riga. Mio padre diceva… studia troppo.. compriamogli le vitamine. Mi gonfiavo come un pollo, non leggevo, non studiavo, ma la sera correvo forte spacciando la realtà per fantasia, avevo un percorso tutto mio fisico e mentale. Mi veniva naturale il gesto atletico della corsa, respiravo e sbuffavo come un treno a vapore. Curvavo tutto il pomeriggio su un circuito di 500 metri a Torrespaccata infilzato alle scarpe come un kebab che gira, senza cuocermi mai, crudo , magro e con la testa piegata verso sinistra Un eucalipto, un pino, un eucalipto, un pino, un pino, un pino. Il mio percorso era molto ombreggiato, monotono come un quadro di Warhol, ma faceva fresco al cervello, come un quadro di Warhol. Vita inutile mischiata alla corsa, pensavo. Vita inutile mischiata alla vita, pensavo. Pensarci mi faceva bene, mi faceva sentire meno in colpa, meno stupido. Tutti quelli che corrono sembrano stupidi, sotto sforzo. Passano gli anni. A Torre Angela vinco la mia prima gara . Alla partenza, fermo, immoto, stordito dall’odore eccessivo della campagna e di quella brutta periferia. Parto e vinco subito, senza storia e senza riscaldamento. Mi premiano con una cassetta di pesche noci, quelle piccole e lucide, 5chili, e una coppetta usata e riciclata. Sembro un dipinto non un uomo, bloccato dalla delusione e dalla cassetta in mano. Qualcuno mi fa una foto. Mia moglie guida l’auto, riposati mi fa, riposa le gambe, riposa la testa. Non c’è traffico, torniamo presto, dai. Non c’è traffico ma questi maledetti oleandri rossi non li sopporto. Mia moglie fa una risata finta, la risata vera è diversa, la conosco. Alla prima curva cade la cassetta di pesche noci, ne raccolgo una e la mordo per sete, per rabbia , per mordere e basta. Dura come il gesso. Decido di smettere all’istante con la corsa, tutti quegli allenamenti, quelle curve, quei pini, quegli eucalipti troppo ombrosi mi avevano scocciato. Mi aveva scocciato spendere soldi in benzina ed autostrada. Dovrebbero essere gratis le autostrade con gli oleandri rossi. Mi avevano scocciato le pesche noci di gesso. Mi aveva scocciato la stupida cautela che avevo nel non bagnare il sedile di sudore e il poggiatesta Mi aveva scocciato quel raggio di sole che mi bruciava il braccio vicino al finestrino. Avevo voglia di fumare e di cose fritte. Avevo voglia di tutto quello che fa male a chi corre. Avevo voglia di una birra doppio malto. Avevo voglia di myspace e di musica.. Al primo cassonetto avrei buttato quel premio inutile, infischiandomene della raccolta differenziata. La testa mi era rimasta piegata a sinistra, avrei fatta quella curva tutta la vita. Tutta la vita a sinistra. Al primo cassonetto avrei buttato quel premio inutile, anzi no, l’avrei regalato al portiere, mi stava antipatico.