Allenamento.

Ha la barba blu, ma non mette paura a nessuno, seduto con dignità assoluta su di uno strapuntino di

marmo tra le due scalinate della Chiesa.

Sta li, al centro, per non dare fastidio a chi sale e a chi scende. Lui è solo sceso, tanto tempo fa, mai

più risalito.

Quel giro intorno alla Chiesa lo facciamo spesso, è misurato ed ombreggiato, un ippocastano ogni

50 metri, un tiglio ogni 48 al lato opposto...Totale 800 metri scarsi..

Barba blu ci osserva, fuma qualcosa di fumabile che poi getta in un barattolo portacenere incartato. .

Al secondo giro riaccende, sento una specie di zippo che scatta.

In anticipo sulla stagione, come i grandi stilisti , è fasciato a mò di garza da un cappotto grigio a

spina di pesce e sciarpa color mattone.

Siamo a luglio e ha lo sguardo fisso sul Bar Pastic-eria. Guarda quella -c- che manca, qualcuno,

qualche deluso da cappuccino freddo o da uno yoga alla frutta, l’ha distrutta a sassate.

Mi avvicino per osservarlo meglio… Franco si ferma (c’è sempre Franco con me, non sono riuscito

a liberarmi di lui). I clochard, abituati a stare sempre in pubblico, non provano imbarazzo se li

osservi, loro sono divi apribili e la strada è il loro red carpet.

Volta lo sguardo, è poco divo. Lo volta verso la Chiesa per chiedere aiuto a Dio e a tutto quel

marmo bianco di bianco. Sento una compassione sincera per lui e non mi va di fargli domande e

neppure di lasciarlo solo. A un palmo dal suo naso gli offro tutto quello che ho: una bottiglietta da

mezzo litro di acqua minerale gassata comprata poco prima al Bar Pastic-eria.

Mi sorride, ha la delega a farlo di tutti i clochard del mondo.

C’è un ottima ventilazione sopra quello scanno di marmo, sarà Qualcuno che soffia e gli fa

vento(un piccolo aiuto ogni tanto lo da). Afferra la bottiglietta di minerale senza garbo come per

sbrigarsi ad averla, come se fosse già sua da prima. La infila nella busta di plastica più vicina e più

usata. Inclino il capo per parlargli e per fargli capire che ha tutta la mia attenzione. Franco si è

mescolato alla gente come fosse una carta in un mazzo da poker, non lo vedo più. Poi da lontano mi

urla qualcosa. E’ come se mi dicesse più cose insieme, non lo capisco. Barba blu a rotazione si

gratta una spalla, poi la schiena, poi il pantalone stracciato. Mette, con sorprendente rapidità, una

mano in tasca e mi offre una sigaretta da un pacchetto rosso ammaccato.

Lo lascio, c’è poco da parlare con lui e non so neppure se parla. Mi giro e lui mi saluta con il dito

puntato a fucile, sei tu il migliore sembra voler dire. Non mi sento, ora, di contraddirlo(lo farò in

seguito, quando nessuno legge).

Vado verso Franco e mi rendo conto che sto correndo con la sigaretta in mano. Una ragazza con

l’aspetto stropicciato mi osserva inorridita, ricambio il favore con più sdegno .Ci sono donne che

hanno il dono della disperazione e la vanno predicando. Secondo me lei è una di queste, una che ha

sofferto molto o pianto molto o ambedue o ambetre (lo so che non si dice, ma volevo aggiungere

stronza).

Dimentico il messaggio ottico offesa e raggiungo Franco che smadonna un po’.

Ci sfiora una guardia giurata e una coppia di donne con tette a imbuto su tacchi quasi a spillo e

Franco ritrova la serenità (il sesso e la security).

Una delle due mastica Chewin Gum a bocca aperta e si notano i denti splendenti mangiucchiati

dallo sugar free alla menta costante.

La luce è forte e non risparmia quasi nulla. Una bici con uomo in mascherina crema ci taglia la

strada, probabile che respiri dalle orecchie o che abbia una mini bombola d’ossigeno sottopelle,

altrimenti non si spiega come faccia a farlo.

Al pubblico lancio la sigaretta di barba blu, nessuno si china a raccoglierla. Non c’è pubblico. Il

nostro Intorno sembra una ricostruzione storica accurata. Il regista ha fatto sparire tutti quelli con

l’orologio, con la cravatta, con il lupetto della Roma, con i tacchi a spillo (ambosessi). La scena

forte della ricostruzione sarà quando arriveranno i Nostri incuranti delle minacce esterne tipo..lancio

di pomodori, del sedano affettato, della pioggia di patate e patatine.

Franco che non segue i miei ragionamenti demenziali aumenta l’andatura.

Io intanto mi preparo mentalmente ad un improbabile discorso da podio, mi sento un eterno

premiato, un unto dal premio.

Esordirò così : sono un ex alcolizzato. (e giù gli applausi)

Io.

Io avevo un sogno(questa l’ho copiata) vincere una gara o qualcosa che ci somigli.

E voi, voi…mi avete fatto vincere (giù altri applausi, ma ora applaudono gli anziani e con più

vigore(avvicinatisi hanno individuata la mia età e sono più partecipi))-)

Poi con la calma e precisione di chi si attrezza una seduta ai bagni pubblici lastricando di carta

igienica saluto tutti sollevando la coppa in finto argento.

Franco, vedendomi stralunato sussurra…

che c’è Tommà?

Gli do una soave pacca sulla spalla che si tramuta in efficace espettorante naturale.

Franco tossice per la botta, tossice di gola e di petto.

Sei proprio matto Tommà.