Esma e la Befana. Pane, prosciutto e latte. Ninna nanna forzata per la mia testa quella lista della spesa, Con puntine metalliche, una ribollita di donna, un’amica, anticipa un mio esempio per imitare un saluto. Si è persa nel web e si sente perennemente in onda, trasmessa. Ha qualcosa di combusto negli occhi, di bruciato per colpa della sua moralità deflagrata. A me chiede in diretta: - la gara la farai? Non ho capito se è una domanda da si e da no o se esige una risposta più complessa. -Sei sordo? Ho chiesto se farai la gara. Metto a fuoco la sua espressione per concretizzare qualcosa di peggiorativo spuntando il materiale visivo elementare. -E ti sembra una domanda da niente? Fammi pensare, no? -Tu sei quello che scrive racconti scorrevoli, un anti retard, perché ritardi? -Scrivo racconti, scorrevoli proprio no, non mi interessa essere scorrevole, preferisco essere carta vetrata. Sente che qualcosa di lei è rifiutato, si aggiusta un ciuffo che le attappa un occhio, gira i tacchi di adiprene e se ne va. Annibale arriva accompagnato da tracce di cuscino su tutt’e due le guance. In mano ha il borsone della squadra. -Dormito bene? -Per niente. -Non sembra. Riesce a guardare più di una cosa per volta e a dirla, ma l’imprinting di un mattino radioso non gli basta , è ancora luce al neon che funziona male. Non è illuminato. I campioni se ne stanno tutti da una parte, li distinguo per la loro gracilità, timidezza, e per come sono incistati. Somigliano a quei lettori precoci, quelli che hanno letto presto, da bambini, per isolamento, e che mantengono una malinconia metallica, sonora. Il mio sorriso coinvolge tutta la parte alta del viso, la fronte, gli occhi, segando la partecipazione di bocca, mento, e della curva bassa delle orecchie. Pur’io sono stato un lettore precoce, per isolamento adolescenziale. -Hai fatto colazione? -datti una calmata, o.k?(ride) -Ma se non ho fiatato. -Però sei troppo strano. -Dai, andiamo al bar, non mangio da ieri sera. Faccio suonare la tasca per diffondere che offro io. -Credi di essere gentile Tò?..tanto non lo sei , lo sai.(ride) Sto zitto, arriva sempre il momento in cui perdo la pazienza e cerco di precederlo quel momento. Prima di questa gara la mia tranquillità è nel frigo, reparto surgelati scaduti. Annibale non è né ricco né povero di spirito, ma ogni tanto ha la straordinaria facoltà di scherzare e lo lascio fare, sarei un miserabile a stopparlo. La curva a sinistra dove finisce la pista ciclabile è un cruciverba di segni di frenata. Orizzontali, verticali, dritti, obliqui. Fino a qualche anno fa lì c’era una puttana ogni sei metri, la tedesca stava accucciata di fianco alla strada. Ci andavamo a piedi bruciando i soldi per il cinema parrocchiale, eravamo così giovani che ci stava largo il preservativo. Annibale ride, la sua facoltà di leggermi nel pensiero mi spaventa. Rido pure io. -Stai pensando alla tedesca, vero…? ..stava piazzata proprio lì. -Chissà dove sarà ora…. -Al camposanto, dove vuoi che sia? ….era vecchia già da allora. -Non era vecchia….lo dico in difesa di un vago ricordo affettivo. ________________________________ Paga quello dopo, dice Annibale. E’ l’unico al quale non chiede l’età perché ha già le basette e la catenina della Roma. Tocca a me… -Tu sei quello dopo? Quello che paga?Guardami negli occhi, non guardare per terra. -Si, sono io. -E che c’è? -Ma niente. -Dai, dimmi. -Non ho una lira, non abbiamo una lira. Mi molla uno schiaffo sull’orecchio, dove fa più male. Sono quasi al pianto. -Tonto, sbrigati, ma è l’ultima volta eh….. -Si, mi sbrigo. --------------------------------------------------- Era buona la tedesca, come tutte le donne di strada di una volta aveva una sua bontà, sgangherata, ma l’aveva. In questo preciso momento sono le ore 9 del 6 gennaio2012, il bar è Il Bar dell’Arte, angolato quanto basta per essere osservato da diverse angolazioni. Mi metto in fila alla cassa dietro una moltitudine di runners intutati. Arriva il mio turno. -Se vuole la chiave del bagno, eccola. Lo dice a un microfono invisibile con voce guasta, da forte fumatrice. -Grazie per l’idea, non mi scappa. -E cosa vuole? Qui sembrano tutti farsela sotto i corridori. Se vendete aquiloni, zanzare in scatola, qualcosa che voli a costo zero. -Mi osserva senza guardarmi, alle donne stupide riesce farlo magnificamente. -C’è la fila, non mi faccia perdere tempo. -Nemmeno lei …me -lo -faccia -perdere- il- tempo: due caffè e una brioche. -E non poteva dirlo prima? Le sue gambe accavallate sono terapeutiche, curano senza medicine il dialogo malato. Abbandono il campo con una certa indeterminazione, gli uomini sono scemi così, si sa. L’ennesima piega del destino mi porta davanti a un barista con la faccia da malvivente e una tazza di caffè fumante che non fuma. Mento un grazie e mi sbrigo ad uscire con un Annibale gemellato. -La mia borsa Tò? -Cavolo ne so io. -L’avevo lasciata qui fuori. -Una manodopera gitana la sta trascinando via, non sei contento? Corriamo verso di lui a velocità doppia. Inciampo nella bocca di uno scolo d’acqua, cado malamente. Annibale lo raggiunge e afferra la refurtiva. -Amico, questa borsa è mia. -Ah..scusa, amico, ho vista e ho presa. -E che scusa, mi rubi la borsa e poi chiedi scusa?...lo afferra per un braccio torcendoglielo. Arrivo io malconcio ad una spalla e lo zip della tuta andato. -Ma sei scemo? Lascialo stare, non vedi che è un ragazzo, non ti vergogni? -Cavolo Tò, tu stai sempre con gli altri?? Mi stava fregando la borsa e lo difendi? -Che hai in questa bella borsa ? Grappoli d’oro? Manciate di diamanti? Ma finiscila. L’apre, soprattutto per controllare se manca qualcosa: due magliette del tipo semitrasparente che danno alla fine di ogni gara organizzatori scozzesi, e un paio di scarpe tecniche mezze scalcagnate. -C’è tutto? -C’è tutto. -Stavi per essere derubato di questo bel tesoro, fiuuu. -Tò! Per favore. -Cometichiamiquantiannihai? -Esma, e fa il segno con le dita, non sa dire 14. -Quanto avresti ricavato da questa borsa? -Boh…10 euro, al campo c’è uno che paga tuto 10 euro. -Rologio 10, rame 10, telefonnino 10, macchina 10. -Pure le automobili 10? -Si. -Ti do il triplo, me la vendi? -Eh? -Ti do trenta euro per la borsa, o.k? -Va bene amico. -Hai fatto colazione? Mi guarda con occhi ispessiti dalla sorpresa. -No. Annibale è fuori di se, me ne accorgo anche se non parla. Lo fulmino.. -piantala! -Piantala tu Tò , diventi ridicolo per eccessiva generosità. -Non mi importa, io sono sempre ridicolo, per una volta in più cosa cambia? Al bar la cassiera mi riconosce e non mi offre la chiave del cesso. Esma mangia due cornetti, sceglie quelli imbustati, a lunga conservazione, il terzo lo mette in tasca, di riserva, il suo istinto di sopravvivenza ha la meglio su un’educazione mai avuta. Nel cappuccino mette quattro bustine di zucchero e non lo gira. Usciamo dal Bar dell’Arte. -Ciao Esma, alla prossima e fai il bravo, non sono tutti come noi. -Come te…...bisbiglia Annibale con qualcosa di velenoso tra i denti. -Ho visto che scappi bene, (rido), vuoi fare la gara con noi, Esma? -Che gara? -Quella che ci sarà tra mezz’ora, la Corsa della Befana. Dice un: non so, sperando di guadagnarci qualcosa. Gli occhi vanno ai suoi piedi, ha un paio di infradito estive indossate con calzini rattoppati. -Ecco perché ti abbiamo raggiunto, mi sembrava strano. -Che numero sono le tue scarpe? -Quali scarpe? -Quelle nella borsa. -42, ma non ti inventare cazzate, sono quelle da gara, Tò..ai piedi ho un paio di superga. -E correrai con le superga. -Con le altre ci farà la gara un amico, no? Esma sorride, ha un molare d’oro e occhi chiari, strani per uno zingaro. Annibale non ha armi, ma potrebbe uccidermi con le sue mani. Non mi uccide e infilo le infradito di Esma nella borsa. -Non può correre in camicia. -Certo che no, deve scegliere una maglietta. Esma, per nulla triste, si diverte ad assistere al nostro duello con sorprendente serenità, ha capito che io sono dalla sua parte e si sente protetto, al sicuro. Esma indossa quella più bella con l’indecisione di chi deve scegliere tra una mortadella e una frittata, entrambe gustose. -Stai sbagliando Tò, nemmeno ha l’iscrizione. -E’ fantastico sbagliarsi, però. -Se lo dici tu… -Ti rendi conto di quante bugie ci ha raccontato? -Vero, tante, ma anche una verità. -Quale? -Ha bisogno di noi. Alla luce della maglietta bianca riesco a vedergli bene il colore degli occhi : blu. Mi fido di lui, è una cosa istintiva, mi fido senza metterlo alla prova. Gli attacco il mio numero con tre spille sul petto incavato. Passa Franco …-Chi è questo ragazzo Tò? -Un nuovo iscritto, uno forte….. con lo sguardo lo supplico di non fare ulteriori domande. Cominciamo una specie di riscaldamento, per Esma è tutto buffo, tutto nuovo e ride in continuazione. Passa Rino, il presidente…-Un nuovo acquisto? -E’ il figlio di Annibale, non hai una tuta della squadra per lui?La pago io eh. -Aspettatemi qui, qualcosa in macchina dovrei avere, ma non so se della taglia giusta, è magrolino. -E chi si muove. Annibale è una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere in ogni momento, mi guarda con sguardo di fuoco. -Zitto tu, o davvero questa è la volta buona che ti strozzo, gli dico. Dopo 5 minuti torna il presidente con una tuta arancio incellofanata. -E’ una small, dovrebbe andare, è fortunato il ragazzo, ma ha un figlio così piccolo Annibale? -E si , è un figlio tardivo, ha aspettato tanto per averlo, poi l’ha avuto. -Mbè, complimenti e auguri. -Quanto ti devo Rino? -E che mi devi? Niente, le promesse vanno incoraggiate, no? -Grazie, grazie davvero. La sua sagoma scompare. -Te la tengo io la tuta, la poso in macchina, poi a fine gara la metterai. La partenza è sotto il pallone gonfiabile blu con la scritta Noi Sport che è pubblicità non qualcosa di generalizzato. C’è il colpo di pistola. C’è un fotografo con i calzoncini corti abbigliato da porno befana. Viviamo in disparte l’iniziazione di Esma e una sottospecie di dimensione sperimentale. Esma è comico e poetico, corre a scatti, a piccole fughe come per sfuggire alla polizia. Il suo debutto si alimenta con la nostra approvazione. La sua è una dignità naturale, il prodotto di un guaio dietro l’altro, superato o da superare. Un tappo d’uomo con occhi mansueti su via di Capannelle ci urla un: -oggi correte con il nipotino? La risposta di Annibale non si fa desiderare: -occhio alla strada nano che se inciampi e cadi per risalire dovrai scalare il marciapiedi. La battuta non arriva subito, ma quando arriva ci fa ridere per una settimana. Anche Esma ride. Annibale è contentissimo per la filastrocca azzeccata e quello che sembrava un viaggio verso un posto che non sarebbe arrivato mai trova la direzione giusta: la fine dell’ostilità per Esma. Superata via Appia entriamo in pineta. Qualcosa in tasca ad Esma suona come una monetina in lavatrice. -Cos’è? -Tagliaunghie. -Buttalo, è fastidioso. -Mi serve. -Ma se hai le unghie cortissime. -Mi serve. La sopravvivenza di Esma è sempre dipesa da quel tagliaunghie, questo si capisce. -Dai che manca poco, 3 chilometri. Lo dico ai bordi del campo da golf, gente indifferente gioca la partita. -Posso correre? ..chiede Esma con voce rispettosa. Io e Annibale ci guardiamo perplessi, -certo che puoi. Esma scatta, ci lascia fermi sul posto. Il suo compasso è doppio, la sua agilità nello scavalcare il ponticello di legno , fossi , buche, fango, sassi è strepitosa. E’ eccezionale. E’ pazzesca. Raggiunge tutti quelli avanti, li passa in velocità. Esma è il nostro eroe, su questo non ci sono dubbi. Non riusciamo a correre, a piangere, non riusciamo a fare niente. Lo guardiamo da lontano perforare l’aria come un missile umano. Sparisce alla nostra vista. L’arrivo arriva, anche per noi. Lo cerchiamo tra la folla di corridori. Lo cerchiamo al posto di ristoro. Lo cerchiamo al tavolaccio del pacco gara. Non c’è più. Non c’è più, Esma. Annibale mi guarda disperato. Io guardo Annibale, disperato. Non lo troviamo. Sopra le nostre teste c’è una catasta di travi che non sostengono più nulla, tutto sembra crollare. L’aria ha la trasparenza del calcinaccio. Non sentiamo più rumori. Non vediamo più rumori. Non c’è più niente. Abbiamo perso, e perso tutto. Il bar dell’Arte è lì a pochi metri. Esma è lì a pochi metri, in piedi di fronte alla vetrata. Urla il più bel Tò della giornata, del mese, dell’anno. -Disgraziato, mi hai fatto preoccupare. -Ci ha!.. scandisce Annibale con un battito del cuore così forte da far volare via un gabbiano. -Io spettato voi, qui, un GRAZIE IMENSO a voi. -Si, si hai fatto bene, all’arrivo c’era troppa confusione, hai fatto bene. -Forte che sei, volavi. -Volava si, somma l’eco di Annibale quasi in soggezione per l’incredibile valore atletico di Esma. -Tu dove andrai ora? -In giro, in giro con tuta nuova. -Devi andare al campo e riposarti, prendigli la tuta Tò. -Ma come siamo paterni, non è mica tuo figlio eh…(rido). Annibale ha una commozione colloidale che gli si appiccica su un occhio. Mi mette una mano sulla spalla. Pane prosciutto e... Pane prosciutto e latte. Ricordato.