La corsa di Capitan Ultimo. Il mio tempo non è prezioso. Darei un occhio, un polmone e un dente per farlo diventare prezioso. Ma non ci diventa. Un vento a pedale procura scarti delle foglie nuove, di una pagina di giornale. Si sporca tutto, con la polvere del parcheggio che balla e canta. Fa tutto da sola, senza nessuna rabbia al parco della mistica, quello di Ultimo. Lo spazio c’è, la gente c’è, pure tanta. E una poiana sul pugno di una ragazza mora. Ha gli occhi tristi la poiana, ha gli occhi tristi la ragazza mora. Conoscono cose ignote, sottocutanee. La loro richiesta d’aiuto è trattenuta come refurtiva. Noi corriamo nei campi convinti dalle salite che non sono troppo salite. Sgobbiamo come muli, per esperimento. All’arrivo non proviamo quasi niente oltre uno scricchiolio del cronometro. Loro sono molto più di questo. Hanno una buona pagella la ragazza e la poiana. E gli occhi tristi.