La Corsa del Cavaliere. ( son s’ciopàa). Potessi alterare i dati tecnici della classifica metterei al primo posto Michele Ieva, al secondo Antonio Trabucco, al terzo Luciano Ciccone, perché ho sempre amato questo sport e le loro imprese. Non sono mai riuscito a distaccarmi dagli idoli di un passato neppure troppo lontano e ho una sfilza di persone nel cuore che come oggi ogni tanto rincontro. La luce rossa di un mattino episcopale ci accompagna fino ai parcheggi erbosi e calibrati della Tenuta del Cavaliere. Tutto intorno ha un ottimo odore, perfino il vecchio casale costruito sui resti di un’antica villa romana . Con le gambe incrociate osservo gli attrezzi e i mezzi di lavoro della comunità rurale e sussulta la mia origine contadina. Correre non fa cessare ricordi e sentimenti, li amplifica anche su una vecchia carcassa di uomo come me. La gara parte, e la polvere diventa un aiuto di emergenza per la nostra scarsa lena, ci confondiamo nella coda del gruppo assistiti dalla pasta malleabile di un percorso nemmeno troppo duro. I miei amici ci tengono a non perdersi nulla di me e ogni tanto rallentano con ospitalità esagerata. La natura intorno è bella e strana, sembra sfinita, non chiedetemi da cosa perché non lo so dire, forse dal caldo. Le facce secche e scure dei contadini si sostituiscono a indicatori di percorso. Vicino a loro non c’è nulla di sperduto, è zona rurale con vacche e pecore, una pet therapy istantanea per il nostro spirito. Due cagnetti super concentrati nel gesto atletico ci superano al quinto chilometro. Chiedo il nome al loro affezionato personal trainer che risponde con orgoglio: Briciola e Ciccio, facendo commuovere tutti i mondi mutevoli dentro di me. Mancano mille metri al traguardo e chiedo fulmineo ai miei amici: - voi con precisione a che velocità affronterete la salita finale? Lo chiedo perché come canta Jannacci- son s’cioppàa-. Non esistono salite finali, mi risponde Walter. Per una specie di paradosso, aggiunge Roberto, le salite non finiscono mai. Qui e nella vita, dico io, coperto dal canto delle cicale. Walter ride. Roberto ride. Me ride.