• Corsa d'autore. Annibale ha abbandonato una cultura tossica e autodistruttiva, era difficile immaginare un uomo meno suicida di lui, ora tace di fronte ad una semplice caffettiera da tre tazze. Intorno c'è odore di pulviscolo tiepido e di una primavera molto vicina alla bocciatura. Indossa una felpa rossa antistagione con il faccione di babbo natale, un pantalone della podistica, infradito alla pescatora. -Tò, possiamo andare sotto i 5 oggi. -Se è il succo del tuo pensiero io sento di poter andare sotto un treno, ho un mal di testa da incanto. -Tò, non ci credi? -Ti chiedo ufficialmente di non consumare il mio nome a vanvera . -Tò posso parlarti un po' di lei? -Lei chi? -Lei lei. -Una degustazione alle 8 del mattino delle tue fluttuazioni sentimentali proprio non mi interessa, esce questo diabolico caffè? -Io ho il diritto di parlarne con qualcuno, cavolo. -E io ho il diritto di non ascoltare, o.k? E poi facciamo tardi se parli. La luce che filtra dalla porta finestra è madida di un colore vermouth bianco e di una nausea bianca, è' orribile maltrattare un amico mansueto come lui. Che poi Annibale non naviga nell'oro e quando inizia un discorso sentimentale è per chiedermi un prestito,lo conosco a meraviglia. Piccole cifre, per carità, ma le piccole, sommate, fanno male. Non gli dirò mai che ho il conto in rosso per aiutarlo, ma che si ficca nei guai posso dirglielo, no? Faccio finta di ascoltare, aspetto solo che si faccia vivo il percorso della gara, ho in testa solo quello, ora. Annibale è un prepotente individualista che invece di controllare la propria vita, la fa controllare agli altri, un sentimentale a risparmio, e la mia?........ la mia chi la controlla? -Vuoi una ciambella?..le ho fritte ieri sera, sono senza burro. -Ma sei scemo, prima della gara solo fette biscottate. -Non ho fette biscottate. -Cos'hai…..? -Crusca d'avena, biscotti allo zafferano, entrecote di manzo, ricotta di bufala, simmenthal. -Mi ero svegliato così felice, rinnovato negli angoli della bocca da un sorriso redattore di buone novità e tu mi vuoi rovinare la giornata? -Questo ho Tò, se vuoi scendo a prenderti un ventaglio al bar. -Sventagliati il buco nero che hai in testa, tu sei fuori amico mio e vuoi correre a 4 con la simmenthal? -Sto scherzando, ecco le fette biscottate….. -Ah, o.k. -Ora mi ascolterai? -Va bene, va bene, spara la biografia delle tue sofferenze, ma che sia breve eh. -Ieri…………prima di uscire, prima di salutarla, ho accarezzato il suo mento, un gesto talmente semplice e privo di senso da meravigliare pure me. Ho usato la mano sinistra, l'interno della mano sinistra. L'altra mi è servita per passarla sulla fronte, sugli occhi. Per chiuderli, per allontanarmi senza farle vedere che mi allontanavo. -Senza di te non riuscirò a riaddormentarmi, ha detto. Le mie rughe, alte come un quaderno, hanno sorriso. -Mi manchi anche quando sei qui, mi manca tutto quello che c'è di te se non ci sto proprio vicino. -A un centimetro di distanza già ti manco? -Si. Le sue lenzuola hanno ricominciato a muoversi, a respirare come respira lei. Io non volevo farle vedere dov'ero e l'ho baciata forte. L'ho baciata forte per oltrepassare la sua bocca fino a nascondermi da qualche parte. Gli occhi sono rimasti belli asciutti, eppure c'erano tracce convesse di pianto. Non si capisce bene la provenienza, è come se sia qualche altra che le vuole bene a piangere per lei e poi le appiccichi le lacrime sulla faccia incolpando se stessa. Una sensazione di tenerezza straziante per me. -Non devi vedermi piangere, non voglio, lo sai che è una mia debolezza. -E' la tua debolezza più bella, prometti di non nascondermela mai. -Si. Quel -Si -rimbalza sulle mattonelle, tocca lo specchio, tocca la sedia con la gonna appesa, tocca il prato di profumi , tocca la madonnina di plastica. Tocca me. -Come sarà la nostra vita dopo? -Dopo dopo? -Dopo dopo. -Io non credo nella reincarnazione , ma da qualche parte finiremo. -Su di un altipiano africano, in Australia, in Giappone, non credo abbia importanza dove, credo che tutto somiglierà alla vita di prima. -Somiglierà insieme? -Insieme. -Insieme giapponesi mi piace.(ride) -Finito? -Mi sembra di si. -Sono stupito, oggi non sei il solito filo per il bucato senza bucato e con pioggia e vento. -Finirò con il raccontarti più niente se credi che io sia inutile come quel filo. -Usciamo dai. -Senza ascensore, voglio far rumore per le scale. Fuori Il mattino ha un controsoffitto di cielo blu e un silenzioso mattatore: un sole grande quanto una moneta da 2 euro. Gli uomini specializzati in corsa collocati sul posto della gara sono corrosivi, ma interessanti. Capito tra due tipi vestiti uguali, non gemelli, della stessa squadra, morti insieme, lo capisco dallo sguardo vitreo, assente. Faccio la radiografia toracica ad una splendida podista senza labbra con viso snello più esangue del granito del marciapiede. Ha un tic nervoso della spalla che le scuote un seno . Mi sembra più una tattica d'attacco quello scuotimento. Per tenermi alla larga mi sondo un orecchio, imito uno sbadiglio . Avere gente accanto non per affetto, ma per competizione, mi rassicura nel fatto che non devo ricambiare niente, e questo è un bel sollievo. Mi assopisco in posizione podalica nello scomodo stato uterino di chi aspetta di nascere o di partire . Pam. La meta dell' arrivo è lontana anni luce e ho quasi voglia di spedire cartoline a quelli della squadra che mi penseranno smarrito. Un abbraccio, dal chilometro 5. Ci sono, dal chilometro 6. Vi voglio bene, dal chilometro 7. Stiamo arrivando, dal chilometro 8. Sono pentito, dal chilometro 9. Dove siete, dal chilometro 10. Un ottetto senza scrupoli mi si piazza davanti sul traguardo per abbassare il costo del fotografo con una fotografia collettiva. Lo schermo solare ad alta protezione sul faccione di Annibale è un evidenziatore luminescente giallo. Fuori orario un bambino prodigio con numero attaccato chiede alla mia barba: -dov'è l'arrivo signore? Aver scelto me per quella domanda mi fa superare il trauma inconsolabile di non avere l'istinto paterno, nella risposta non immediata dico: -qui. Il mio segnale di difficoltà non viene percepito e il bambino sparisce senza fare economia su rumori e movimenti. Le presenze diventano più robuste, i passi di chi arriva si incatenano all'asfalto, pesanti. Sembrano dire quei passi: non siamo ricchi, ma non ci manca niente, vedete, e vogliamo rendere questo posto migliore, se qualcuno crede che sbagliamo ce lo dimostri, se qualcuno crede che sia male ci sdraiamo sulla schiena, per protesta. -Non si capisce se hanno spostato l'arrivo mettendocelo sotto i piedi, non sono stanco. -E dai.. che nemmeno respiro e tu non sei stanco... -Bè io ho cose più importanti a cui pensare, più importanti della stanchezza. -Quali? -Lascia perdere, non mi preoccupo mai della stanchezza e se c'è me la tengo. -Ma voi due venite qui per litigare? La donna ha il viso il contrario del nostro: bello. -Ma quale litigare, non ci possiamo permettere un cardio e usiamo quello naturale e preciso della voce. -Bella idea, se vale pure per le scarpe e per l'abbigliamento mi metto ad urlare. -Ride. -Raccontaci la tua storia. -Non riuscirei mai a metterla tutta dentro questa giornata. -Storia agonistica. -Ah… storia agonistica, non volete sapere nulla della mia disastrosa situazione sentimentale,del mio lavoro precario, della moto rubata, dell'inquilino violento, del pap test riuscito male. Non ho mai avuto bisogno di un Annibale come in questo momento e un Annibale dice: -certo che vogliamo sapere. -Siete gentili da morire. -Siamo gentili da far schifo(rido). -Sono il museo della mia vita, vi annoierei. -Così giovane, già museale? -E si. -Ma voi quanti anni avete, più o meno di 50. -Eh? -Ho fatto una domanda difficile? -Più, poco più. -Non per vantarvi, ma non li dimostrate. -Grazie. -Vi ho sentito cinguettare come storni e ora siete diventati così essenziali? -Ci hai chiesto l'età e abbiamo messo il mattone dietro la porta. Annibale intontito di silenzio tiene una mano sulla parete, la mia spalla. Passo.