Corsa e basta. Aspetto che il vento mi spettini un po' i capelli, non li lavo da tre giorni. Nuvole popcorn stanno in alto, alzate. Al piccolo bar sotterraneo sorseggio un cappuccino verde rame, per dolcificante l’amaro della cassiera mestruata. Roberto mi saluta senza impegno. Roberto, il vecchio pugile, ne ha viste di cose, è abituato alla mia pacciamatura stradale, a quella inutilità. Mi tocca le costole e dice: - sei troppo magro, devi mangiare. -Comprati i guantoni. -Io non voglio fare male. Mi si seccano le gocce di saliva in gola per la soggezione. -Sono gli altri che vogliono farti male. Ascolto il suo respiro lento, proprio dietro alle parole appena pronunciate. Chiude la porta di compensato e se ne va. Mi stufo di quel mondo artificiale fatto di pelle, di sudore, panche e scrosci anomali di docce rotte. Una rampa di gradini di ferro, altre due, arrivo al granito del marciapiede. Non devo per forza vivere così, come dice lui, anche se lo ammiro. Non c'è nulla di male a convincermi di svegliarmi completamente, questo si. Ma poteva darmi una gomitata invece di dirmi comprati i guantoni, più normale dire scuotiti Tò. Io -non -voglio- fare- a- pugni- per- forza. Io -non -voglio- fare- a- pugni- con- nessuno. Dall'altra parte della strada il grigio acrobatico di un palazzone popolare. Roberto è seduto sulla panchina della fermata del tram, quella senza tettoia. Guarda un cane che abbaia ad un altro cane. Guarda l'insegna del bar che indica il bar. Guarda me. Un sole sputtanato, buono per tutti, appare. Urlo: -non avercela con me. Alza un pollice in segno di saluto. Urlo:-domani comprerò i guantoni. Ma l'intenzione è di comunicargli qualcosa di non verbale, di più affettuoso. Sorride mentre guarda le sue mani, non me. Urlo ancora: -dove li posso comprare? Alza gli occhi, piccoli, rossi, vecchi, li vedo, o li immagino da lontano. -Te li compro io Tò. -Secondo te sono forte abbastanza? -Si che sei forte. Mi passa la paura di avere paura. -Non dargli retta Tò, è un rissoso e vuol far diventare rissoso pure te. Alle mie spalle la ragazza del bar. Lei è più grande e mi dà spesso un passaggio in macchina, dalla palestra a casa e da casa alla palestra, abitiamo vicino. E' bella e pettoruta, con qualcosa di infantile e appetitoso nel sorriso, da sembrare giovane come me. Nel trucco alkermes l'aria vulnerabile di chi è serena. La serenità rende vulnerabili tanto che è lei a venirmi a cercare spesso e a raccontarmi i suoi segreti, i suoi fienili. Io a casa ho solo il cane per parlare e con lei ci parlo volentieri, l'ascolto volentieri e non le guardo mai il seno e se lo guardo mi vergogno subito, e lei subito ride. Mi ha insegnato a mangiare e bere davanti al computer, a saper apparecchiare quello spazio per due in maniera ottimale senza sporcare la tastiera. Quando scrive usa sempre il ci, e a me fa piacere quel ci, nessuno lo aveva detto mai prima, ci. Ci stiamo preparando, ci andiamo, ci sembra poco, ci sembra molto, ci piace. -Non t’incantare ad osservarlo, sta pure male il tuo eroe. -Male? -Male si, troppo ring e troppi pugni in faccia, ogni tanto è assente e se gli chiedi cosa ha riesce a rispondere: -sto pensando, sto solo pensando. -Me ne sono accorta quando viene a fare colazione al bar. -Tò, non fingere di essere un ragazzo qualunque, lo sai che non sei qualunque. -Leggi, scrivi, conosci tutte le piante, tutti gli animali, tutte le razze e tutti i sogni. -Come gli altri. -Gli altri non sognano, Tò, non sognano. -Scusa. -E che scusa Tò, ma tu sei proprio così ingenuo o ci marci? -Non so. -Capito, lo sei. -E' che se sogno lo faccio per 5 minuti al giorno, poi dimentico di sognare e perdo coraggio. -Non sarò io ad aumentare la fiducia in te stesso, ma tu hai solo timore di far fiasco, Tò. -Con chi? -Con tutti quelli che ti vogliono bene, che è terribile per te fare fiasco proprio con loro. -Sono pochi. -Quanti? -Nessuno. -E io? Io non conto? -Lo dici per non farmi andare sul ring. -Lo dico per toglierti da casa, dal muretto e dalle tue idee sbagliate. -No ascoltami, sono completamente onesta a dirtelo: ti voglio bene Tò. -Accettalo per questo momento e non pensare al momento successivo, se riesci a farlo ti sentirai sereno anche quando salirai su quel maledetto ring. Mi si spezza il cuore , con il tuo fisico puoi fare tutti gli sport del mondo, perché proprio quello?. -E quali? -Il nuoto, la corsa, ecco , perché non ti metti a correre? -Corsa e basta? -Corsa e basta. -Anche se non hai Stromboli di fronte, hai sempre un bel panorama, vai a correre al parco, no? -Te la sei fatta la ragazza? -Quasi, per ora ci siamo solo baciati. -Stupido, non era quello che intendevo. -Lo so, scherzavo, non ce l'ho. -E come fai senza, ti tocchi? -Non mi tocco. -Ti tocchi ti tocchi…(ride) e a chi pensi? Pure a me? -Vaffanculo. -Tonto, ti offendi per una piuma? -Ora devo andare. -Dove? -Accompagno mia madre al mercato, non può portare la spesa. -E tuo padre dorme? -Papà non c'è più. -Oh..scusami Tò. -E che scusami, se non c'è più non c'è più. -Sei tenerissimo, ti posso abbracciare? -Come vuoi. -Posso o no? -Si. -Sei carino da vicino. -Ma se mi hai visto cento volte. -Così da vicino mai e hai pure un buon odore. -Di mandorle?(rido) -Di carciofo. (ride) -Perché non hai la ragazza, sei timido? Non sembri timido, insicuro si. -Perchè perchè perchè, perchè le ragazze vogliono chi le fa ridere. -E tu? -E io sono triste, una pena che non sopporterei che una ragazza diventi triste per colpa mia, già ci sanno fare poco. -Tu non conosci le ragazze, ci sanno fare, ci sanno fare. -E io? -Tu no, tu non ci sai fare , Tò. Per fortuna.