8 km con D’Antone.
Scrivere dell’argomento corsa è monotono. Ritmi, tempi, gare, percorsi più o
meno struggenti costellano gli articoli del genere. Stupire il lettore con circuiti di
allenamento sofisticati e gare estreme serve sempre meno, non abbocca più(il
lettore).
Arrivo al parco abbastanza tardi, trovo Carlo alla fermata, sul triangolo di
‘prato incontro’ che mi aspetta. Nemmeno mi saluta, non serve tra di noi.
Storicamente siamo l’attrazione principale del parco e non sfuggiamo alle
attenzioni di Elisa, di Pina e di una Tatiana supersexy. Risolti in 5 minuti i saluti
con le ragazze ammiratrici (se leggono ci impiccano)ci incamminiamo per la
collinetta. Ho detto bene, incamminiamo…nessuno dei due ha voglia di correre.
Ci sbatte quasi in faccia dal senso opposto Giuseppe D’Antone, il campioncino
locale. Che fate regà??.. niente…Come niente??!! Dai..sono dei vostri!!, dove
andiamo? ..lo dice istantaneo D’Antone, facendoci istantaneamente infelici.
Conosciamo bene il suo valore intrinseco. Io sono impaurito, e se mi impaurisco
io …Carletto si caca proprio sotto. Giuseppe contraddicendo ogni nostro timore
si adegua immediato al ritmo da bocciofila per anziani, ai nostri sorrisi e alla
nostra goliardica fitta conversazione. Affiorano ricordi. Giuseppe a 51 anni
sembra un trentenne, ha poca barba e il ciuffo alla Elvis. Giuseppe corre ancora
a 3,10 al km sulle brevi distanze. Giuseppe corre con un logoro pantaloncino da
spiaggia e dice..se Calcaterra si allena spesso in jeans..posso farlo anch’ io.
Giuseppe condivide con me l’opportunità di allenare la forza, la prima a
decadere con l’età, e non la velocità. Scale e salite, salite e scale e non la pista.
Carlo ci ascolta ed osserva incantato. Esageriamo pure parlando di mitocondri e
di ATP, colpa dell’estasi endorfinica, l’allucinazione delle droghe naturali da
sforzo. Il paesaggio è estivo, stupido e giallo. Lo fotografo lo stesso ,più volte. Poi
strapperò le fotografie. Rischiamo il frontale con un paio di signore in
passeggiata dimagrante. Hanno la faccia da infermiere ferriste e con l’ampia
scollatura ci operano e ci aggiustano la flebo. Il ritmo risale. Carletto, colpa della
velocità, assume l’espressione finto addolorata di chi ha smesso di fumare da tre
giorni, ma sa che ricomincerà. Una riccia vera, ci affianca. Ha dei numeri la
ragazza, numeri ondulatori e anche una bella fede d’oro giallo al dito. La
ignoriamo per solidarietà con il marito. Ci rendiamo conto quasi subito che
l’allenamento in salita è un bel procacciatore di guai, l’università del dolore
fisico. Un ciccione qualunque urta Carletto. Indeciso se ucciderlo o lasciarlo in
vita, con un gesto rapido e gli occhi di fuoco Carlo si aggiusta un pezzo di
mutanda bianca che trabocca dal pantaloncino. Basta quel gesto a mettere in
fuga il ciccione e la donna che lo segue, una biondina senza tette che deve aver
sofferto la fame da ragazzina o qualche dolore forte nell’età dello sviluppo: è
una tavola da surf. Alla prima fontanella e alla prima ora, Giuseppe ci invita a
bere. Di lato la biondina di prima se ne sta seduta su di un secchio di plastica
color oca rovesciato. Come fosse il nostro medico curante ci chiede: come va
ragazzi? (ragazzi…poi). Non mi va di mentire proprio a tutti e rifletto un istante
prima di rispondere. Do uno sguardo a Carlo e a D’Antone e ottenuta la loro
muta approvazione rispondo con accento da caccia alla stranger… comsì,
comsà.
La biondina che forse mastica il francese e pure una chupa gum, sorride, ma
non si sposta dal secchio per timore che qualcuno le soffi la postazione.
Pina la cugina di Pina (sono due Pine) mi urla lessata dal sole… che ci fate
ancora qui Tommà? Non capisco se mi da del voi per nostalgico rispetto o se si
riferisce al trio. Prima che mi scappi un saluto fascista mi scappa un : abbiamo
finito, stiamo cercando qualcuna che ci massaggi i piedi stanchi(la battuta sexy
fa parte del mio repertorio).
Entrambi?
E si, tutti e due.
Non cambi mai Tommà!!…
Perché cosa ho detto di sconveniente??
Niente..niente…
Accade tutto in una mattonella, pure il mio imbarazzo.
D’Antone se ne va, domenica ha una corsa a Terni.
Carlo se ne va, domenica ha una corsa al mare.
Pur’io me ne vado, me ne vado e basta.