Decathlon.

Attacca magliette bianche da tennis alle stampelle.

Sono nella sua giurisdizione, alza lo sguardo e mi manda affanculo mentalmente,

la mando affanculo mentalmente, pur’io.

Dieci secondi di pubblicità muta,

poi lo spettacolo inizia con un…

serve aiuto?

Si.... cerco delle scarpe sportive.

Mi squadra dalla punta del mento fino alle ginocchia.

Da passeggio? (e mi è andata pure bene, poteva chiedere… da paralitico?)

Per correre.

Capito, per fare jogging, un corridore occasionale….

Occasionale si, ma prendo sempre precauzioni.

Le va di scherzare, beato lei…

chiamo la collega, io sono impegnata.

Peccato, mi volevo fidanzare.

Compone una cifra breve su di una specie di citofono nero mentre continua ad

osservarmi con gli occhi in fiamme per le mie battute.

Dall’altra parte si sente una voce urlata, poco femminile, ma femminile.

La tocco con lo sguardo, evito di toccare i posti più toccati, come ai bagni pubblici :

salto gli occhi, salto il seno, salto le gambe, salto il sedere. La fisso nello stomaco,

ha una Chester Perry blu e un pantalone largo e corto, pure blu. E’ molto bella,

vista dallo stomaco.

D’accordo, l’aiuto io, la collega ha da fare.

Quanti chilometri corre a settimana?

Non ho il tassametro, non saprei.

Ma che spirito di patata…..non sa quanti chilometri corre al giorno?

Al giorno si, a settimana no, non sono bravo nelle moltiplicazioni, so fare solo le

divisioni.

A si?... e cosa sa dividere?

La noia. Se vuole annoiarsi con me, gliela concedo per metà.

Sorride, per la prima volta sorride e io rimango bullonato alla sua bocca minuta,

sottile, rosso amaranto come la buccia di una mela annurca.

Accanto a noi tre donne e un giovanotto osservano galvanizzati una carrozzina per

cani, sportiva.

Si apre davanti e di sopra, così il canuccio può avere l’impressione di avere un loft

a due piani, scrivere, dipingere e prendere aria mentre lo trasportano sulle tre ruote

sottili come una fetta di mortadella.

I discorsi sono quelli da parco….. quante volte mangia il tuo cane?...questa notte il

mio ha vomitato..l’hai mai fatto accoppiare?...Non mi accoppio io, figurati il cane,

risponde il giovanotto sfigato.

(poveri cani….già hanno la sfiga di essere cani..pure il padrone sfigato gli capita).

Provi queste…, mi riporta nell’ambiente corsa.

Mi siedo su un puff floscio. La commessa blu mi porge un’Adidas qualunque, di

quelle per iniziati, per quelli che corrono per sfuggire ai creditori, per andare a

comprare il giornale per una seduta al cesso o per portare a spasso il criceto troppo

grasso.

Faccio finta di studiarne la foggia… si , ora le provo, ma costano molto?

Sono scarpe per principianti, non costano tanto.

La parola PRINCIPIANTI mi annichilisce. Mi vengono in mente i 30 anni di

allenamento, di gare, di baruffe, di lacrime e gioia. Mi vengono in mente le sette

gare vinte come assoluto. Mi viene in mente il libro di Carver, Principianti, ma solo

per assonanza.

Mi stanno strette.

Devono prendere la forma della calzata, replica inginocchiandosi e spingendo con

la punta del pollice la mia punta del piede.

Istantaneo mi trasformo.

Ripete il tocco sull’altro piede. Rischio di svenire per il piacere e per la vicinanza.

Gli occhi da vicino sono marroni come un bosco in autunno,

piccoli e leggermente strabici, incantevoli.

O.k le prendo.

E’ fortunato, non mi ero accorta, sono pure a metà prezzo.

E’ il mio giorno migliore allora.

Desidera altro?

Si, te ..sussurro a mezza bocca.

Cosa…non ho sentito…

Dicevo avete le cose per pescare?

Tutto, abbiamo tutto, tute da sub, piccole reti, canne da pesca, ami per tonni, totani

e pescecani. Dica cosa le occorre e l’accompagno.

Una canna, mi serve una canna, da pesca, ovvio.

Sorride di nuovo.

Non sono stato mai a pescare in vita mia, sono lo sfortunato figlio di un cacciatore,

ma ho letto ‘Pesca alla trota in America’, di Richard Brautigan, uno dei creatori di

quel fenomeno culturale, musicale, artistico e di vita che fu la Beat Generation.

Solo che li si pescavano trote, dove cavolo le trovo le trote iridee a Roma….?

Mi accompagna al piano superiore, sale le scale con agilità, la seguo cercando di

evitare lo sguardo famelico verso il suo back, notevole.

Sopra, siamo soli…qualcuno dice siamo soli dentro, per ora solo sopra.

Ma hai le scarpe in mano!

Il passaggio al tu giova al mio stato d’animo e alla conversazione.

E si, mi sono rimaste le Adidas ai piedi e le mie in mano.

Meglio, così le hai provate, e come sono?

Ottime, morbidissime, ci correrò la maratona.

Eh?...la maratona? ..ma quella è lunga 42 chilometri, è roba da esperti.

Ne ho corse 50.

Il suo viso perde quel bel pallore e si colora a chiazze, a cerchi, a rombi, a pied de

poule.

Ma allora….quelle scarpe non vanno bene, perché non me l’hai detto che sei così

avanzato.

Per non contraddirti.

Ma che stupidaggine….

Io pure corro, sai.

Correre è più facile della ricetta del limoncello, lo fanno tutti, anche mia nonna sta

muovendo i primi passi al parco.

Io corro bene!!

Cioè?

Corro tutti i giorni.

E dove?

In riva al mare, sono di Ostia.

E tu?

In riva al fiume, sono di Roma.

Ahahahahahahahhah (questa volte ride proprio)

Sei troppo forte, faresti ridere anche le galline, non solo i polli.

Mi difendo, ti va un caffè?

Evviva!!, un cliente gentile.

Si, ma dove?

Dove ti pare.