Domenica 7, ore 7
La spossatezza post allenamento la supero con due pomodori al riso e un
bicchiere di succo d’arancia.
La mezza del 20 Giugno sta nel mirino, è giunto il momento di abbatterla, di
colpire ogni timore riverenziale verso una gara differente solo per partenza
oraria. Il percorso duro del mattino ne è quasi la prova generale. Domenica 7,
ore 7 : l’odore della nivea, grasso, confortevole , confortante si unisce all’odore
dei saluti di almeno venti facce non nuove, più che amichevoli, fraterne e
profumate. Vincenzo chiede notizie sul giro da fare, ma è una domanda che ha
già la risposta incorporata, è lui che decide. Da parte mia bisbiglio un …quante
volte ?.. lo bisbiglio così basso che nessuno riesce a sentire e ha un effetto
demolitore verso di me, il vero impostore del gruppo. Lo dico con lo stesso tono
di un adolescente che per la prima volta chiede di infilare la mano nella
camicetta della fidanzatina e sentire il calore morbido del seno, con un misto di
entusiasmo e vergogna. Nessuno parla, quando sto vicino a qualcuno che sta
zitto, che tace a lungo, mi viene sempre da chiedermi cosa ho fatto di sbagliato.
L’acqua del laghetto, sporca di acqua sporca mi porta fuori dal sacco,o almeno
quella vista poco sublime, deprimendomi, scaccia la depressione dei miei quesiti,
chiodo scaccia chiodo. Un club di ritardatari, Alvaro, il presidente Walter con i
colpi di sole verde maggiolino e Alfredo con la faccia già stanca ci aspettano sul
primo promontorio. Si riparte in salita su un percorso incomprensibile,
frastagliato di curve, di cambi di rotta, di tratti di sterrato che si alternano
all’asfalto di via Ghini, l’elite dell’alessandrino. Potenzialmente potente, Stefano
detta il ritmo, è lui il migliore. Come un vecchio pugile tiro fuori tutto il
mestiere, mi rintano alle corde dell’angolo, alzo i pugni, copro la faccia. Mi
fermo ad ogni fontanella come il più aspro divoratore di baccalà fritto, taglio
ogni curva, ogni spicchio di prato. Tutto per addolcire la brutta figura di restare
indietro, non perdere troppi metri, evitare il pietismo del.. forza Tommà!!
Tutto per piacere, per essere amato, per essere considerato amico. Strano effetto
fa la corsa sulla gente, se vai piano non ti stima. Puoi essere un dio della logica
(non è il mio caso). Puoi essere un artista, un creativo eccellente, uno scrittore
valido (neppure questo). Puoi avere una bella famiglia, una bella casa, una
buona automobile, un conto in banca sostanzioso(neppure questo ), ma se vai
piano sei sempre una pippa, uno scadente. E quel sempre ti uccide, più della
pippa e dello scadente. Considerato meno di nulla senza soluzione di continuità,
senza speranza di miglioramento. Non c’è malinconia in quello che dico è solo
dato di fatto.Il mondo si distingue in uomini veloci e uomini lenti. Gli uomini
veloci parlottano tra di loro, si fanno i complimenti, bevono caffè e si aggiornano
sulle gare. Gli uomini lenti si aggiornano sulle date dei loro suicidi, tu in che
giorno? a che ora?..e non bevono caffè, al massimo decaffeinato. Lo sforzo mi
sforza la parte alta dei bronchi e considero è l’ultima volta che respiro,
considero è l’ultima volta che vedo l’acqua sporca del lago e le due anatre. Le
anatre sono strane, o almeno le oche del Canadà, come racconta Carver a pagina
219( Principianti). Le oche si scelgono un compagno o una compagna da giovani
e quando restano sole per colpa di qualche cacciatore coglione non si sposano
più, rimanendo sole e isolate tra lo stormo. Doppia solitudine.
E’ l’ultima volta che vedo Tor Tre Teste. La gente che leggerà nella cronaca di
un giornale il racconto dettagliato della mia sparizione dirà, ma dove cazzo sta..
sta Tor Tre Teste?? Ebbene io non la vedrò più se non rallentano. Io che so dove
sta.. non la vedrò. Mi sento solo insieme agli altri.
Fernando, Patrizio, Pino che non sono oche del Canadà , mi restano vicino, più
amici che mai.. Rallentiamo. La strada che scende verso la sbarra sembra
scagliata in basso contro l’orizzonte verde… tortuosa, ripida, lanciata.
Sopravvivo.