La Mezza di Fiumicino
Alla partenza, 10 minuti di immobilità assoluta, ma tra i primi, praticamente un
infiltrato..
Saluto Doldi, il migliore di noi, lo saluto senza invidia, con affetto.
Mi succhio l’interno delle guance per non parlare con nessuno e rimanere
concentrato, sputo una saliva immaginaria su un quadratino d’asfalto vicino ai
miei
piedi.
Alle 9,30 precise il sindaco di Fiumicino da uno start silenzioso che tutti
capiscono,
meno che io. Dopo trecento metri uno schifo di rotonda ci fa trovare faccia a
faccia
con quelli partiti dietro che ci guardano come fossimo delinquenti incalliti per
la
troppo buona partenza..
Un sole improvviso rispolverato per l’occasione da un freddo vento di mare si
appiccica al sudore dando un colore alla pelle che non avevo mai avuto prima, un
colore sgradevole. Un vialone lungo e stretto ci accosta al mare in burrasca.Ai
lati
l’ombra appuntita dei pioppi strapotati sembra il mio elettrocardiogramma sotto
sforzo: zin…tun…zin..tun.(zin è la frazione di eiezione).
Il paesaggio è bello come il fegato di un alcolizzato, la falsa barriera
corallina fatta di
orribili massi scuri cola schiuma bianca. L’asfalto cola buche e fango.
Un’emozione
che dimentico presto e facilmente.Mi accodo a un gruppo arancione per simpatia
del
colore e delle gambe delle aranciate (le runners femminili del team). La mia
azione di
corsa è condizionata dal fatto che corro con il pettorale di un amico, impegno
totale
(il mio), fatica totale (sempre la mia). Patrizio pur inconsapevole è riuscito a
dare un
significato alla mia vita o almeno a quel brandello di tempo di vita, 1 ora e 55
minuti.
Senza un miracolo ben preciso, ma solo grazie all’intuito degli organizzatori,
all’arrivo da una decina di rubinetti sistemati tipo Oktoberfest esce te e caffè
a
volontà (niente birra). All’interno del palazzetto una bolgia colossale di
arrivati.
Gli arrivati hanno lo sguardo e l’aspetto diverso dai partenti, pur essendo la
stessa
persona o le stesse persone, sono più scadenti, più scaduti.
Fiumicino è un posto anonimo con sindaco silenzioso dove ti fermi solo per
mangiare
pesce e stupiscono questi 3000 iscritti che puzzano di menta e di olio
canforato, di
gelatine e di maltodestrine. Una coreografia senza sorprese , ma sorprendente
per il
numero.
Uno dei compiti affidati dalla mia natura ansiosa è di stare sveglio tutta la
notte o
almeno parte prima della gara. La Mezza Maratona di Fiumicino alla fin fine è
una
gara cazzuta che puo tenerti sveglio una settimana prima.
All’arrivo mi fermo in un angolo a fare pipì, per l’età, per lo sforzo, per la
contentezza: senza alzare la tavoletta, evviva.
Ringrazio in ordine di apparizione:
coppia di donne entusiaste, una anziana ,una prosperosa, mi accompagnano per i
primi 3 km.
Bruno, un amico delle Tre Fontane. Non mi accompagna, mi passa.
Luciano, un amico di Caracalla. Sorteggia due o tre adulazioni nei miei riguardi
che
neppure sento.
Giorgio, un amico e basta. Non ricordo dove conosciuto.
Donna in tuta nera e giubbetto antiproiettile, mi stacca nel tratto più
difficile a 3 km
dall’arrivo. La ritrovo all’arrivo, mi sorride, io non la saluto.
Alberto, un ragazzone pieno di entusiasmo ed energie.Nei due km finali mi copre
di
consigli senza affanno. Mi dice come vestirmi (io corro con i pantaloni della
tuta),
come alimentarmi, come allenarmi. Io lo ascolto riverente, poi gli chiedo… da
quanti
anni corri?
Orgoglioso risponde: tre anni e tu?
Io: trenta.
Mi stacca, indispettito e se ne va al traguardo.
Per la cronaca la Mezza la vince Bucciarello in 1,12.
Secondo D’Ercole in 1,13.
Terzo Quaglia (stesso tempo),(e stessa gara).