Nemmeno ho detto che gara è. Il tempo ha sempre un senso decisivo nella fabbricazione dei racconti sportivi e comanda brevità e compressione. Faccio una colazione strana, mandorle e caffè. Leggo la pagina di un libro e la faccia di chi l’ha scritto, Franzen,- libertà- E’ tardi, parto veloce. Dal finestrino chiuso vola una chiesetta, una fermata di trenino, un magazzino , un uomo in bicicletta. Vola un volo di gabbiani . Vola un campo, un campo, un campo, un campo. Case piccole come cacatine di mosca prese a calcinculo dal vento. La gara è pronta, appena apparecchiata. C’è la partenza e c’è l’arrivo. Siamo in parecchi, 3000, verrà bene la class action contro i vincitori, solo da decidere cosa obiettare. Un bonsai di donna, una vera nequizia ottica ci osserva con attenzione, galleggiando sul suo stesso sguardo dice: vi amo tanto che vi vomiterei addosso. Ininfluente per la mia lotteria strategica che mi porta a salutare tutti, non riconoscendo gli amici veri, colpa della prosopagnosia personale neurologicamente eccellente. li vedo , ma non li riconosco . Organizzando una separazione individuale[ (catalogazione improvvisata )]devio la risposta, lisa, levigata dal sottovoce, verso di loro: ah, sei tu (sussurrato). Ah sei tu e tutto quanto so dire, mi aiutano sei mani di vernice sulla faccia. Ah sei tu. Ah sei tu. Ah. Ah sei tu. Per averli meglio sotto controllo, li separo, li organizzo in due colonne distinte e così faccio pure per il racconto, lo divido un po’ per imitare Barth , un po’ per divertirmi e basta a scrivere la stessa cosa da angolazioni diverse. Lato occidentale della paizza, lato a. Lato orientale della piazza, lato b. Floscio come una pianta Polemico e antipatico di cappero schienata su faccio bene a stare zitto un muro antico dico scollegato, mastico mentine a chi mi capita a tiro, artificiali, a chi mi capita a tiro io prima ero come te. chiedo con occhio esile… Come me? vengo con te?.. la facciamo insieme? Si. No. Evviva! Fertilizzo, così, la felicità di chi è pronto a correre e il mio umorismo ‘troppo carino’. Ora, adesso, mi gioco tutto su un crinale stretto: da una parte la fantasia bugiarda, dall’altra il racconto veritiero ficcante, dettagliato, scientifico. Brevi note sull’autore corridore : corpo da nerd, bianco come un calamaro spellato, attivo in mille letture e risvegli musicali, passivo nell’allenamento, panciuto e ossuto all’istante, sconvenientemente astratto, leggermente esausto, muscolato nella sintesi minimale(rattrappito). Un antibiotico naturale per gli altri, capace di sconfiggere ogni virus depressivo(non il mio). Letale per i bassi dell’odio, vitaminico per gli alti dell’amicizia guerriera, quella che si ferma per informarsi per cosa sta combattendo. Come scrive e descrive Larry Brown se non hai un personaggio nei guai, non hai la storia. Io ho me, grazie a Dio !...e la storia se parte.. scorre come lava incandescente. Vivere non è la cosa più importante per me. Da bambino mentre gli altri tenevano in tasca caramelle, io ammassavo mozziconi di candela e cicche di sigaretta, un accendino a benzina con l’ovatta puzzolente e la capocchia ferrosa arrugginita, convinto di finire presto al buio di una bara. Non bevo, non fumo, non amo il mare, non guardo la tv. Ho una cicatrice di pistolettata sul petto, con la palestra ora si vede meno, quell’orbo di un male maialato ha mancato il bersaglio, l’ha sfiorato una quindicina di anni fa. Ho una leggera infezione ghiandolare benigna all’occhio destro. L’incisivo sinistro me lo sono spezzato per rompere una noce a 12 anni, prima di cadere sul vetro di una bottiglia di glucosio mentre razzolavo tra scarti di medicinali. Ora devo accendere la luce, c’è troppo tramonto, vi ricordate la mia paura del buio?(cavolo, ne ho parlato 5 secondi fa). Scrivo sul pc di mia figlia e di fianco ho un mio quadro, un grottesco ometto che fa ciao con la manina all’aereoplano. E’ un segreto, nessuno lo sa che è un autoritratto, nemmeno a casa, è un mio piccolo imbroglio. Ogni tanto aggiungo una ruga, tolgo qualche capello, ammoscio le labbra, scurisco le borse sotto gli occhi. Non è una bella cosa, lo so, povero dipinto, ma lo faccio per solidarietà. Ho usato una tecnica tutta personale : una mano di acrilico blu oltremare, che asciuga subito, poi il disegno, a pennello, a olio nero, dell’ometto. L’olio sull’acrilico scivola, non attacca, sgocciola e compaiono gli spazi del colore precedente. Un effettone il nero che cola sul blu: non si capisce nulla. Un’immagine che scioglie la sua immagine, un Francis Bacon dei poveri. Assurdo, io che amo tanto l’arte non ho fatto la fila per il Caravaggio per non stare in piedi tra chi pensava fino a 5 minuti prima che il Caravaggio fosse un centro commerciale sulla via Prenestina. Del Caravaggio ho una decalcomania sul frigo, anzi sul pozzetto dei surgelati. Ogni tanto mi ci siedo a bere il cappuccino e penso…il mio amico Caravaggio sembra un calciatore degli anni 80, non avrà avuto mica la SLA? Torno a casa, non mi va di fare la gara, ho troppi pensieri. Te ne vai a casa con il numero sul petto? Si Te ne vai a casa con il chip alla caviglia? Si. Senti, non mi cercare più nemmeno per gli allenamenti, di te non voglio più sentire parlare, né ascoltare la voce al citofono. Ma non hai il citofono. Ci siamo capiti. Si, si, capiti. Mbè… ciao e buon viaggio. Cià. Faccio finta di voltare le spalle, a Franco, poi mi giro a scatto e rido. L’avevo capito che scherzavi, sai…si che l’avevo capito. L’aveva capito, e si.(rido) Tò, quando tu cominci a parlare di te, a fare il post..come cavolo dici..il post.. Il postino (rido ancora) Il postmoderno, ecco, non mi veniva…io so già che stai scherzando. No scornacchiato comme a te…che fa il postmoderno (ride).. …e chi è sto Barth? ..un wiskey o un barbiere? Ma tu non sei abruzzese? Boh….oggi sembri napoletano. Sono polivalente, Tò. Si dice poliglotta… andiamo dai, e lascia in pace Barth. E il caffè? E no, ora vogliamo ricominciare la storia della cassiera?…niente caffè. Tò, noi entriamo zitti zitti nel Bar e se non c’è una cassiera, ci facciamo un bel caffè. Con una f sola, se oggi sei napoletano: cafè. Il Bar ha l’entrata a tunnel e un’insegna malandata: ostacolo numero 1: superato. Franco si affaccia e smanaccia il via libera: ostacolo numero 2: superato. Dietro un bancone di finta formica c’è un ometto con i baffi e le orecchie a manico di tazza. Diciamo (a cappella)…: paghiamo a te, possiamo avere due caffè? Si, va bene, ve li faccio subito..quella ..prima che esce dal bagno…ci sarà caduta dentro. Quella chi?.. ..la cassiera, ma ho detto che ve li faccio subito, mica scapperete per due caffè. , ,,,andiamo di fretta, grazie,.grazie, meglio di no. E dove andate a far danni?...chiede una voce sottile, pericolosamente femminile, da cassiera, chiudendo la porta del bagno con delicatezza per non spaventare il rumore dello sciacquone. E….abbiamo la gara, si è fatto tardi. Una gara a San Pietro?? E si eh. Ma che avete paura di me? Questo è il mio lavoro, non vi piace, ma è il mio lavoro, ma quanto siete scemi. Paura di far tardi alla partenza, ecco di cosa abbiamo paura. O.k, adios. Gli spettatori, turisti esclusi, si contano sulle dita della mano di un monco, la giornata strana, nuvolosa, li ha tenuti alla larga. Basta Franco, per fortuna, a fare da spettatore e da protagonista. Franco è l’unico uomo al mondo che interpreta se stesso senza essere pagato: allunghi brevi, stretching, un sorso d’acqua, uno sguardo eroico al cielo. La gente è entusiasta delle sue mosse da campione. Se andrà male in gara sarò costretto a farlo scomparire dal racconto per non deludere i rimasugli degli ammiratori. Fargli fare da cerniera tra l’agonismo della gara e il pubblico non so proprio se serve quando va piano. Questa mattina litighiamo poco, quasi niente. I nostri litigi durano quanto un passlunch, una pausa pranzo, poi ci abbracciamo. Lui ogni volta ripete: sei uno stronzo Tommà e si asciuga gli occhiali con la maglietta. Un embolo di sorriso mi scende dall’occhio sinistro fino alla mascella, voglio bene a Franco. Da un primo piano agguanto un odore di soffritto formato tessera. Soffritto a San Pietro? La gara parte, nemmeno ho detto che gara è.