La Hunger Run La Gara è ormai un bene di consumo, e forse lo è sempre stato. Solo un gruppo ristretto vive con apprensione il risultato, il resto corre, corre e basta, badando al cronometro, ai posti di ristoro, badando che i saluti agli amici e parenti risultino convincenti. Non voglio accanirmi sulla barbarie morale che molti, troppi, fanno, di gare con significato alto. Che se mi sono scelto questa città per vivere una vita da buon padre di famiglia e da buon sportivo è per la sua bellezza e per la bellezza di tutti quelli che ci vivono, senza distinzioni. Voglio credere che la sabbiosità dei discorsi che sento prima della partenza dipenda dal momento difficile e basta. Prima o poi nascerà una- Corri per il Cittadino Normale Che Soffre, e tutti saremo contenti, e tutti saremo più coinvolti, e tutti dimenticheremo il cronometro in tasca e i nostri problemi. Oggi l’occasione è quella giusta per vivere la città invece di limitarci a osservarla. Il percorso sagomato quanto basta per mettere a dura prova muscoli e polmoni, il mattino sbalorditivo e cristallino. C’è acqua, c’è spugnaggio, c’è tutto quello che serve per quattromila corridori. I miei due compagni di viaggio, Carmine e Roberto, fanno eccezione, sembrano estratti vivi da un incidente stradale, ma è evidente che dopo le prime difficoltà riescano a staccare l’altro estratto vivo: me, e mi ritrovo a parlare da solo su un percorso che per fortuna conosco. Non ci sono distinzioni nette tra ciò che è vero e che è falso e io faccio finta che siano ancora vicino a me. Le mie doti di atleta mediocre neppure cercano una stupida rimonta sui pochi tratti pianeggianti. Taglio il traguardo con un tempo medio scadente, un omaggio alla loro compagnia virtuale, ho avuto la fortuna di conoscerli, di essergli amico e se sono più forti non mi importa, anzi sono proprio contento. Ho smesso di chiedermi il significato di queste mie prestazioni assurde perché voglio continuare a godermi questo sport che amo, nulla minerà il mio non equilibrio. Mi aiuto guardando ogni tanto indietro, scoprendo qualche amico importante con il quale mi sono allenato in passato. Oggi mi è capitato nelle fasi di riscaldamento Fernando, Fernando Zinni. L’ho salutato emozionato e consapevole di cosa stava per rispondermi: come stai.