Lampade a risparmio. Nella spaghetteria ci capito da solo, sono dispari in questo momento. Prima di mettermi ad urlare per il dolore arriva l’accarezzamento della cameriera funzionale come un coltellino svizzero: non indispensabile, necessario, quel supplì. Spengo la sigaretta in un portacenere di terracotta color kinder. Il cielo terso, nuovissimo, dura due secondi, poi si scurisce e diventa sera. Mi metto a contare quante stelle galleggiano in quel nero, m’ intenerisce l’inutilità di quel conteggio, ho un debole per le cose inutili. Una lampada a risparmio illumina la cena e il tonto che sono, quello che non sa cosa fare di se stesso e prova a mangiare. Dormo una notte. Impiego 20 minuti a pensare cosa scrivere di quella notte, e decido che -dormo una notte può bastare. All’arrivo la mia principale fonte d’informazione è Annibale. -Porco due- Tò, sono già partiti. -Porco due- avrà una grande presa narrativa e ribalterà la mia sfortuna con i lettori, meglio mapparlo ironicamente, anzi meglio non riferirlo affatto, che ci fai qui? -La stessa cosa che ci fai tu, ti aspettavo, ti ho aspettato, ti aspetto. -Sono arrivato in ritardo per colpa del solito frastuono che ho in testa, scusami. -E che scusami, a casa non hai un’aspirina? -La depressione non si cura con l’aspirina e tu potevi ben partire, no? -Ora mi fai sentire in colpa per averti aspettato? -Ohi ..e può capitare una volta che io faccia tardi, no? E non vedo il motivo perché tu non corra. -Perché ti sono amico Tò e mi preoccupavo. -Bè….grazie, ma va tutto bene ora. -Forza, facciamoci venire qualche bella idea, dobbiamo seguire le loro impronte. -Digitali? -Se corrono a testa giù, si. -La sofferenza di Annibale è come quella di un bambino che piange per fame, per sete, senza tristezza, ma piange . -Non capisco perché ti ostini a partecipare alle gare. -Vero, questo non lo capisco nemmeno io, dovrei dedicarmi alle riparazioni domestiche, alla coltura di un orto urbano, alla pesca alla trota, la domenica. Guardo il polso per vedere l’ora, ma l’orologio non si materializza. Senza perdermi d’animo e con calma pokeristica dico: saranno le dieci e un quarto -dieci e venti. -Hanno un bel vantaggio, Tò. -E ti scoccia? Noi abbiamo l’alibi a tavolino di poter fare schifo più del solito, no? -Più del solito è difficile (ride)(finalmente). -Conosco il percorso come la tasca del sinale di mia madre, li raggiungeremo. -Vado a togliermi la giacca della tuta. -Corri così invece, non possiamo perdere altro tempo. -Ma fa un caldo bestiale Tò. -Tu non sei un essere umano, sentirai niente (rido). Passano venti minuti, la strada è libera, di nuovo animata dal traffico domenicale. La nostra onestà sportiva non ci impedisce qualche taglio, più di qualche. Canne al vento gli atleti in testa, li vediamo dall’altro lato del guardrail a mano contraria che si accostano all’arrivo. Superiamo un ottantenne con il numero spillato al contrario e il cappello da scemo. (ho sempre poco rispetto per gli anziani agonisti) -E il primo è fatto. Superiamo un gruppo assortito, molto chiacchierato, molto giovanile, con magliette pervinca. Siamo nelle retrovie, ma è già mischia e questo ci rincuora. Il nostro passo da 5 ci permette un sorpasso costante. Annibale è sul suo percorso e io sul mio, ognuno sceglie la traiettoria ottimale pur viaggiando a un metro di distanza, in caso la strada fosse minata e uno muore l’altro sopravvivrà . Il punto di ristoro è invisibile, non possiamo perdere tempo a scalciare per un bicchiere di plastica e una fetta di limone. -Tò, hai visto quella ragazza sotto l’albero? -No, si starà riparando dalla pioggia. -Ma se c’è un sole che spacca. -Capito, torniamo indietro a vedere, tanto con te conta sempre la ragione del cuore. -Si sente male Tò, si vede da lontano che sta male e nessuno si ferma. -Ho detto va bene, cosa devo dire di più? -Non devi fare quella faccia però. -Questa ho, Nibale, mezz’ora a rincorrere e ora torniamo indietro per una tua impressione. La ragazza è seduta su di uno strapuntino di marmo, sotto le foglie e le api di un’acacia in fiore. -Tutto bene? -Che? -Ti senti bene? -Siete dell’organizzazione? -No, semplici concorrenti disorganizzati. -E allora a voi che importa? -Già, a noi che.... faccio per ripartire, Annibale mi blocca. -Sta male Tò. -L’ho intuito, ma se è così stronza da malata, figurati se per sbaglio guarisce. -Scusatemi, ho la testa confusa e sento freddo, tanto freddo. Annibale non le dà il tempo di finire la frase, si toglie senza grosso dispiacere la giacca della tuta e con una tenerezza esagerata e con una delicatezza esagerata le copre le spalle. Non ringrazia, lo osserva come se fosse l’ultimo uomo di questo mondo, il sopravvissuto, il migliore, quello che terrà in piedi la razza umana, con lei. Imbarazzato da quella strana ed improvvisa intimità dei due predico un : puoi camminare? Alza le spalle. -Provo, non so se è una buona idea, ma provo. Le guardo le mani sottili con un segno bianco intorno all’anulare, segno di anello o di una fede tolta. Si muove lentamente come nell’acqua per paura di urtare qualcosa, c’è tanta luce, ma per lei è nebbia fitta. -Hai fatto colazione prima di partire? Sembra una caduta glicemica la tua, associata a disidratazione. -Lei è un dottore? -Hai nominato uno dei racconti di Ray Carver, uno dei più belli, no, non sono un dottore direbbe Arnold. -Comunque ho fatto colazione, caffè amaro e due cucchiaini di ricotta, e chi è questo Arnold? Signor spugna intellettuale. -Lascia stare, è un amico…e che colazione è?...Hai qualche malattia rara? -Sto facendo la dieta proteica da dieci giorni e questo impone. -Sentita dire. -Guarda che funziona, ho perso 6 chili. -Sentita dire, ho detto. -E allora? -Fa perdere peso, ma non va bene per un’agonista. -Io non sono agonista, corro per piacere mio con un gruppo di amici amatori. -Dal momento che ti iscrivi ad una gara sei agonista e ti sei sentita male per colpa di quella dieta, credimi. -Ripeto, sei un dottore? -Non sono un dottore, cavolo, ma ci vuole poco per capire che senza carboidrati non si va avanti. -Io non voglio andare avanti, voglio solo dimagrire. -Sembri una modella, dove devi dimagrire? -Devo…ho un casting tra pochi giorni, sono nello spettacolo. -Ah….(ah lo dice Annibale che era rimasto in silenzio) -Tu mi capisci vero?..Il tuo amico è proprio rozzo, provinciale, di quelli che pensano a magnà (ride). -Si, ti capisco( e arrossisce perché lei gli tocca una mano). Tira fuori dalla tasca un carbongel sudaticcio e glielo offre con timidezza scolastica. -Cos’è? -Ti farà stare subito meglio se l’analisi di Tò è giusta. -Di te mi fido e se starò meglio ti bacio, giuro. Annibale sviene, in piedi, ma sviene, poi cancella le impronte del mancamento con un sorriso. -E’ dolce, sa di limone, è buono. Si solleva è ancora vulnerabile, ha uno scarto. Annibale la sostiene, si è impadronito della sua seducente solitudine e non la molla. Dopo pochi secondi , miracolata dal quell’affetto improvvisato corre nemmeno troppo piano, siamo in difficoltà a tenere il suo passo. La mia testa comincia a comportarsi male e la osserva nell’insieme, è bellissima, non aggiungo altro, è bellissima . Un donnone con bambino in braccio , uno spaccio ambulante di latte materno , sta appoggiata ad una fontanella e solleva il suo bimbo per salutarci, è la cosa più bella che ha. -Ecco una fontanella, devi bere, dico. -Non ho sete, non ne ho voglia. -Devi bere, aggiunge Annibale. E lei beve, fa un sospiro lunghissimo, e riprende l’andatura. Comincio a chiedermi come si sarebbe sentita se l’avessimo abbandonata sotto quell’albero, è un’altra persona adesso, e parla. -Io non sono di qui. -Non perdere fiato a dichiarare la tua situazione geografica e se tutto va bene alza il pollice, dice Annibale. -Gambe a posto?...o.k con il dito. -Testa a posto?...o.k con il dito. -Manca un solo chilometro…o.k con il dito. -Me lo darai davvero un bacio?...o.k con il dito. Mi torna in mente la cena della sera prima e quella lampada a risparmio che faceva poca luce. L’Annibale di questo momento basterebbe per illuminare tutta la spaghetteria. Mi accuccio in un angolo dopo l’arrivo. Siamo con due auto, vado avanti, non possono che piacersi, hanno la stessa follia, Nibale tarderà.