Maratona. Venerdì 18 Marzo - Palazzo dei Congressi, EUR. Lato est.-ore 10 Sono qui da poco. Arrivo da quel palazzo che vedete alle mie spalle, quello con il marmo bianco, oltre la Colombo. La Maratona di Roma ha scelto me come visitatore perché non aveva altri rumori pesanti a disposizione come la mia camminata. Il resto è tutto opaco, felpato, dentro e fuori dal Palazzo. Una foschia azzurrina, appesa, copre l’imitazione di un paesaggio. L’uomo al quale chiedo l’informazione più stupida del mondo…sono qui le iscrizioni? non si scompone e con molta professionalità dice: si. Ha un maglione blu oltremare, una camicia a nido d’ape e la foto segnaletica appuntata sul taschino. Sulla foto è con la barba. O è sbagliata la foto o è sbagliato lui. Dietro di me, due donne insignificanti gli fanno la stessa domanda, la mia stupidità ha lanciato una moda: fate domande inutili all’uomo con foto con barba, senza barba. Le due donne cominciano a seguirmi sul percorso obbligato tipo negozio d’arredamento, sento il loro fiato sul collo, la loro voce eccitata. Provo a sputare la loro immagine ad eliminarla, niente. Colpevole di essere anch’io lì mi sottopongono al loro stalking sportivo: abbiamo scommesso tra di noi che lei correrà la maratona, vero? Sentendomi perseguitato rispondo come un uomo medio, : non so. Come non sa....mancano due giorni, ma per favore. Sono un seguace delle preparazioni lampo, due giorni saranno sufficienti se decido. Lo dico voltato, parlando allo specchietto. Cioè? Oggi il primo lungo, sabato mattina qualche sprint, pasto frugale, niente sesso e domenica la Maratona. (lo invento così bene questo fast training che quasi ci credo pure io) Quella con meno soggezione, mi dedica un: -lei non è normale- e allunga il passo portando via in sidecar la sua amica da red carpet. Salto il ganglio nervoso di scarpe di nota marca e arrivo al banco delle iscrizioni. Salto pure un tizio che vuole mollarmi scarpe tecniche usate a metà prezzo, non perché io mi schifo dell’usato, mi schifo del metà prezzo, è troppo poco, dico. Nota curiosa dello stand: hanno tutti i baffi, taglio anni 80. Procedura veloce, prendo la mia large e il mio numero per la Roma Fun di 4 km. Un giovanotto incerto nella voce, al quale sto per dire zitto e mosca per tirargli su il morale, mi chiede se ho un cane. Ci penso un attimo per contare quanti ne ho, non mi va di sbagliare. 1, Gina, ed è lei che ha me. Ride. La vuole iscrivere alla stracanina?..solo 5 euro e vari gadget in omaggio più prodotti per cani e il gusto di fare pipì in centro città. La mia Gina soffre d’ansia e se ha il numero sulla schiena non dorme il sabato sera, meglio di no. Non mangia prodotti per cani e si è battuta, solidale con i levrieri, per la chiusura dei cinodromi. Mi guarda strabiliato per la collana istantanea di fesserie che ho saputo mettergli al collo. In fondo al breve rettilineo un flash di pastasciutta nei vari formati. Ingrasso solo a guardarli, i formati, e il promoter è antipatico. Proseguo. Trovo una macchina per l’acqua senza bicchieri. Fotografo con il telefonino delle opere pittoriche disposte in un corridoio con poca luce, non adatto ad una mostra. Un addetta con accredito mi strappa il cellulare dalle mani, qui è vietato scattare foto!! Cavolo (non ho detto cavolo)…siamo al MoMa di New York??? Mi riprendo il telefonino che sentendosi violentato comincia a squillare di paura. Tonto, sono io,…. è una mia vecchia compagna di allenamento di Caracalla. Mascalzona ..e come potevo riconoscerti…sei dimagritissima. Pure tu.(e ride) Mi avevi fatto paura con quella storia delle foto….ma ora mi sfogo e tocco una tela con mano. Sfogati sfogati..giusto con le tele .(e ride) Sono molto belle, mi piace la variazione cromatica e l’infusione monumenti, arte e corsa. In tutto questo c’è qualcosa di Andy Warhol, lo sento. C’è qualcosa pure di Schifano, quel modo di registrare la realtà senza interpretarla, quei vuoti,… maledetto, disordinato, romantico, Schifano. La mia competenza artistica la lascia senza fiato. Mi si avvicina un’ altra ragazza con orecchino di perla e capelli raccolti, lei se ne intende? Per evitare dibattiti negativi affermo: no, non me ne intendo, sentivo solo se la vernice è fresca. Vernice? Non sono mica una ringhiera, sono tele. Infatti, guardandole meglio..non ringhiano. Sparisce senza farmi sentire inconsolabile. Nello stand Royal Canin premiano il mio amore per Gina con mille attenzioni. Francesca, una ragazza con taglio biondo radente mi mostra la guida preziosa per andare in vacanza con i nostri amici cani e gatti. Con confidenza eccessiva le afferro una mano in preda a un finto panico e dico: e il mio pesciolino rosso?!!dovrà restare solo a casa poverino?!! ...Francesca si sbudella dalle risate e dice: può chiamarlo la sera o mandargli un fax. Esco. Ore 6- casa mia-Domenica 20 In questa casa si mangia solo mortadella? Solo probiotici agli agrumi? Solo instant coffee? Dove stai guardando? Nel frigo. Guarda meglio. Vedo un broccoletto sedato e le mie geremiadi. Capito, farò colazione al bar. Urto la mia collezione di Zagor irrispettosamente impilata accanto a un paralume rotto e un inserto sconosciuto. Gina la porti con te? No, ha mal di testa. Ore 7- interstatale Roma est, inizio Fuori, il cielo è bolle di Dixan, e non mi piace, lo userò solo in caso d’emergenza, a meno che di un perfezionamento artificiale, o anche naturale tipo il sole. Temperatura 15°. Franco dorme, Annibale dorme, io non dormo, guido. Franco è il mio amico immaginario dell’infanzia diventato visibile, Annibale è l’amico più grande, più disciplinato, con un’umiltà sincera densa di sicurezza ed insicurezza. Da ragazzo ero una presenza pomeridiana fissa a casa sua per ascoltare i Pink Floyd e saccheggiare sfacciatamente i libri di Moravia di suo padre e il frigo. La madre, ferocemente strabica, si sedeva sul divano per separare il nostro fumo di sigaretta senza proibirci di fumare. Per non far pesare la differenza generazionale e sentirsi moderna ogni 5 minuti diceva: bella questa musica, accarezzandomi per premio. Poi dettagliava le mediocri performance liceali di Annibale con un tono poco severo, quasi divertito, come a lagnarsi di un figlio non studioso, ma figo. Quando andò in cielo, ho pianto. Ore 7,30 - interstatale Roma est, fine. Colpa dei finestrini chiusi se c’è una scia aromatizzata di milkshake e trapunta per cani sintetica. Ne apro uno e schiaffeggio l’aria primaverile, fresca, con una mano. Andiamo piano, a ritmo di benzina agricola. Accendo il lettore di cd. Sleighttttttttt….. Franco si sveglia. Togli sto lamento Tò, già si sta stretti.. E il lamento strettisce?(stringe) Si. E’ il Codex di Yorke, quello con l’occhio sinistro mezzo chiuso, la mia pass ipnotica. La tua pass sta per spirare vuoi cambiarla?[clikka si …no ] siiiiiiiiiiiii!! Capisci un tubo di musica tu. Capisci tutto tu Tò…di musica E DI LIBRI, TUTTO TU. E poi ha l’occhio destro mezzo chiuso il leader dei Radiohead! Ma allora lo conosci… E si eh....piuttosto cosa hai fatto questa settimana a parte pascolare le parole al parco? le ho munte. Che? Le parole. Capito, non ti sei allenato. La Maratona di Roma ha un percorso che conosco, l’ho fatto almeno dieci volte. E se fosse stato un percorso sconosciuto? Mi sarei allenato di più. Perché? Per timore di perdermi. Devo ancora capire se ci fai o ci sei Tò. Non struggerti il cervello: ci sono e poi se proprio lo vuoi sapere..sono iscritto ai 4Km. Franco a quarant’anni è la versione adulta di quando era bambino, la sua cultura giovanile ribelle gli impone di prendere tutto sul serio, anche i miei discorsi demenziali. Dai, siamo arrivati, posteggia lì. Dove?..è tutto pieno. Lì dove è scritto Bar La Staccionata, dove fino a un istante fa aveva il culo quella Kadett verde. Esistono ancora? Negli anni settanta quando si poteva guidare una Opel Kadett verde senza imbarazzo, ce l’aveva pure papà e mi piaceva un sacco quel colore burino, il deodorante allo sherry e quel fischio del motore, particolare, simile a un jet. (papà) Il bollettino periodico della mia forma lo tengo nascosto, per staccarmi di dosso l’icona di -perenne a pezzi- il mio piano prevede di dimenticarmi come stanno le cose. Un albero di giuda con fiori rossastri ci offre un esile tronchetto per lo stretching. E’ uno spasso lo stretching, si fatica nulla e si può masticare chewingum. Il cielo non cambia, resta opaco, tipo jeans sdrucito. Una rampa d’uscita, non so per dove, stretta come una cannuccia per aranciata diventa palestra di allunghi. A che ora parte la gara? Alle 9. Capito è presto. Nel Bar di Colle Oppio c’è un viavai di. Non mi ricordo di che cosa. Ora ricordo, una guida turistica e un manipolo assortito di facce sorprese, yankees. La guida continua a parlare ad alta voce anche dentro il bar per descrivere niente e ordinare qualche cappuccino. Noi, tre caffè, grazie. Gusto staccionata? Senza legno, per favore… Intendevo con la nostra cremina… No, naturali. Vicino a un bidone aspirapolvere un bidoncino di cane riccio. La cassiera messa lì solo per bellezza, ansimante di un profumo perfido, con una divisa fiaccata dai lavaggi in lavatrice, mi osserva con lo sguardo fisso da non- vendo- quello- che- tu –vuoi- comprare. Per dispetto non guardo le sue tette e chiedo…. ..che razza è? Morde. Volevo solo sapere la razza. Morde. L’orologio al muro è fermo. LO SO. Dove si consegnano le borse? Lo chiede a me? Si, le ha lei sotto gli occhi. Un ettaro più in là. Un ettaro? Si. Sembra una cassiera sotto assedio, ma non c’è l’anima di un cliente oppressivo, si è circondata da sola. Usciamo all’aperto, scansando un paio di tavolini e una pianta di azalee. L’erba del Colle è di un verde profondo, piena di succhi, sazia di pioggia. L’odore è vecchio, è un odore dell’anno scorso, lo riconosco. Che si fa?..insieme o ognuno per proprio conto? Ognuno. Ognuno che? A distanza regolamentare. Scemo. La partenza sembra un formicaio stuzzicato da un calcio umano, movimenti frenetici, spostamenti frenetici, poi apparente calma. La lente anamorfica del Colosseo schiaccia i maratoneti sull’asfalto, pronta a ridistenderli al colpo di pistola e a catturare l’attenzione del pubblico. Fresca di bigodini, in fila dietro di noi, una donna. Signora noi siamo in fila per niente. Pur’io ho nulla da fare oggi. E quando ha nulla da fare si mette in fila? Si, disturbo? No, anzi se siamo di suo gradimento possiamo dirlo ai nostri genitori e ordinare la torta nuziale. No no, meglio mantenere il segreto. Franco ride. Annibale ride. La signora ride, sconquassando la sua piacevole obesità ginoide .. poi dice…tu sei quello che scrive cose divertenti? Prima le penso….. …mentalmente, senza far trasparire nulla sulla mia faccia, mi chiedo: ma quali sono queste cose divertenti che scrivo? Sembri più giovane quando scrivi, hai il furore creativo di un ventenne e molte invenzioni. Grazie davvero. Grazie di cosa?...mica era un complimento (e ride). Comunque, vecchio o giovane.. io non lascio mai solo il lettore, sono presente dove capita. Ti siedi sul divano e giri le pagine umettandoti le dita ? Qualcosa di simile, la mia presenza è costante, fino alla fine del racconto. E se i tuoi lettori leggono al gabinetto? (rido)..lei è una tipa in gamba se intuisce tutte queste cose. Questa è ironia. Ore 8,45—alla partenza Mi concentro sul macrocefalo che ho davanti, studiando la sua perdita di capelli, con visione parziale (un quadratino)di via dei Fori Imperiali. Le facce, sono facce di bambini che giocano il pomeriggio, è mattina, ma sono lo stesso contenti. I maratoneti hanno una certa aconflittualità, si somigliano tutti, magri e accatastati con un wafer di silicio addosso che ne indicherà la posizione in classifica. Osservo il mio elettrocardiogramma disegnato dalle ombre delle punte dei berretti rossi di Mac. Nella norma. Saluto un vecchio compagno di lavoro e di allenamenti, Luigi, lo saluto con un abbraccio. Quasi mi dispiace vederlo coinvolto in questa faccenda della maratona. Abbiamo avuto gli stessi acciacchi al ginocchio, tutti e due destro. Ci vogliamo molto bene. Un duo di ragazze morbide con fedi abbaglianti si aggiunge al tappo del pelato, non riesco a scansarle. Una ha narici enormi, l’altra è più carina. Grasso della carne di donne malmaritate si scioglierà transeunte a Roma Maratona. Oggi hai la vena poetica Tò , e sempre con le donne te la prendi (ride). Macchè, non so a cosa pensare per rilassarmi. Ripassa le tue carte di credito. O.k…panoramabillaspesamicagsconaddiperdìipercoop. Sei troppo cerebrale oggi. (ride) Com’è nata la tua passione per la letteratura? Che razza di domanda mi fai?..ti sembra il momento questo? Comunque alle medie avevo un’insegnante di italiano con uno scoscio memorabile, e occhi da bambola, ero il più attento di tutta la classe. E quanti libri hai letto? Fino alla fine nessuno, comincio sempre per curiosità, poi lascio perdere. Tanto non ci sono cure per i mali del mondo, leggere, scrivere, conta meno di niente e se qualcuno legge , legge per sfida. Lo pensi davvero? Si che lo penso, ma invece di andare dall’analista scrivo, è terapeutico per me, sto risparmiando un sacco di soldi pur indebitandomi con i lettori occasionali. Tò, mi fai morire dal ridere. Una volta gli scrittori erano gratificati, dirigevano i lettori verso obiettivi importanti di miglioramento. Ora la bruttezza del presente li trattiene e mischia le direzioni, lo scrittore è un estraneo, un estraneo che scrive e di cui è meglio non fidarsi. Io amo i libri meno letti, quelli invenduti, in libreria li coccolo con lo sguardo, come bambini in difficoltà ai quali nessuno vuole bene. Io stesso mi sento un meno letto. Mancano 5 minuti Tò…lascia stare che ti apprezzano e pure tanto. Se è vero non me ne accorgo, Annibale dov’è? Sarà avanti, figurati se perde un metro. Devo fare pipì, Tò. Falla lì, poi ci butteremo della segatura. Quella che hai nel cervello? Si (rido). Bene, in bocca al lupo, io torno nel mio settore canino. Ciao Tò. Ore 9,05— Antonello Petrei lo conoscevo di fama, non di persona. E’ nello spazio della 4 km Roma Fun, spinge Alessandra una sua amica, la spinge in carrozzina. Non faccio domande, gli resto accanto. Non mi va di sfruttare la situazione per scrivere qualcosa, è molto bello quello che fa Antonello. Poi mi affido a qualche ricordo e dico..ti sei piazzato bene alla Roma Ostia vero?.... Secondo degli italiani. Non ha entusiasmo nella voce, come se qualcosa di questo sport lo avesse deluso. Con chi corri adesso? Corro per il mio paese, Trasacco, ma gli anni si sentono ed ho molto ridotto l’attività. Quanti anni hai? 38 ..ma va va…hai voglia a correre ( e rido) E’ un bel ragazzo Petrei,con la faccia da cinema, il tocco avana del primo sole e un sorriso aperto, leale, da campione vero. Gli stringo la mano. Ore 9,23--- I maratoneti sono partiti da un bel pezzo, ora tocca a noi. Alessandra, contenta dell’avvio, si gira verso Antonello e gli sorride, poi li perdo tra gli ottantamila. Duplo è un pincher minuto, tenerissimo, lo accarezzo in corsa e lui mi bacia la mano con devozione. Luna è una meticcia che cerca spazio tra la folla , la tengono stretta in due, un cane a metà. Thor è uno splendido esemplare di dogue de bordeau,il più bello in assoluto della Fun, i bambini cercano di capitargli vicino per fotografarsi con lui. Mamma e figlia, razza bracco italiano, ho dimenticato i loro nomi purtroppo, non la loro simpatia e la loro serietà, sono i più timidi e composti.. Gino e Graziella, lui un mezzo spinone meticcio in preda a un bisogno frenetico di correre forte, lei, argentina, magnifica sosia di Lola Ponce, ha un uguale bisogno frenetico di correre.. piano, e lo trattiene. (Mi pento di non aver portato la mia Gina). Si alternano le salite e i gruppi musicali. In via Nazionale, Caracca il team dei tamburi itineranti,un frastuono organizzato. Mi concentro sulla prima fila arancione, fatta di ragazze carine. Più avanti altro gruppo di percussioni, gli Akuna Matata, in numero ridotto, efficaci e tutti uomini. Nossa Bossa è un complesso più soft con diversi elementi e una cantante che somiglia a Sadè pure nella voce. Ha il privilegio di cantare davanti ad una delle basiliche più belle al mondo, Santa Maria Maggiore L’arrivo a Colle Oppio è salutato da due plotoncini di cheer leaders, giovanissime e cariche di energie. Barbara, le ha inventate e le osserva orgogliosa. E’ molto bella Barbara. Tengo a freno il bisogno irresistibile di dire dove sono le palette?...io voterò per lei. Torno alla mia auto. Penso..questa volta eravamo davvero in tanti, forse centomila. Mi commuovo da solo, senza ragione. Franco e Annibale chissà quando arriveranno. Mi riposo sul sedile con il lamento di Yorke e una lattina di cocacola. Sleighttttttttttttttttt.