Sotto l’ombrellone. Non mi era capitato mai prima un cielo così vuoto. Non agitato e non mutante, senz’aria. Quasi mi soffoco. Neppure da bambino. Mi era. Capitato. Ci vedevo sempre qualcosa dentro, una nuvola a forma di mulo, una a forma di hula hop, una a forma di pizza napoletana, una a forma di occhi di mamma, mia. Ci vedevo il sole. La brezza, che è quel vento di mare fastidioso, impoetico, mica bello eh.. per chi ha pochi capelli come me. Dicevo..labrezza, tutta attaccata, odora di cose attaccate, sigaro toscano, di abbronzante e di un tentato omicidio di telline e granchietti spiaggiati . Faccio qualche saluto scompagnato agli affaristi del mare, quelli mai contenti che parlano di altri mari aggiuntivi, poi mi ascolto il colto divertimento dei Battles sputato da un altoparlante mezzo scassato. Il loro ice cream musicale fa così : uh ish ah uh ish ah. Provate a farlo voi così un gelato…mica facile eh. Ignoro il suggerimento di finta avanguardia di due cafoni d’acqua su moto d’acqua. A me quello sport fa proprio schifo. Un bambino gioca con i suoi versetti strani e con un progetto di castello della Transilvania di sabbia con Dracula incorporato. Una mammina tenera, molto retard, lo richiama da vicino con urlo da lontano. Il bimbo, per niente fesso, assorbe l’urlo con l’epidermide, ignorandolo. Il vento di un elicottero della finanza illumina un sobborgo di meduse bianche in letto di lattuga di mare. Appare un sole circonciso, prevedibile, imprevedibile, a scelta. E’ tutto quello che ho dice una donna, bella. Lo dice attraverso il suo bikini stampato di rose, pieno di seno. Mi prendo metà di lei con lo sguardo. Cammina sulle punte, sollevata da un cric di aria. Per essere precisi sono le 9 di un mattino domenicale di Luglio. Stò su un lettino reclinabile a strisce accanto ad altri lettini reclinabili a strisce. Un terzetto di bagnini, simpatici di professione, lavorano per il ripristino ambientale, nell’imitazione di un villaggio di villeggiatura. Setacciano con tre retini smagliati cicche di sigaretta, ossi di seppia, ossi di percoca. La donna bella svela al suo pubblico ristretto e sfacciato che il tempo passato a guardarla pur avendo un grande valore pedagogico sta per finire e la sua sabbiosa epifania è quasi offline. Un dècoupage di topless e cosce muliebri spalancate presto la sostituirà gratis. Una coppia di ragazze incinte con il trucchetto dell’andatura veloce e di bacino passa inosservata. Il pubblico dello stabilimento, distratto, è disposto in tre file di ombrelloni con uno spazio putativo risicato e con tre zone di fuso orario comportamentale. Gli uomini hanno quasi tutti i baffi, occhiali a specchio e capelli cementati antivento. Le donne hanno quasi tutte da ringraziare senza indugio una smaltista impazzita e un parrucchiere d’essai come quei pidocchietti di periferia che d’estate rispolveravano per poche lire pellicole trite e ritrite con Maciste, Totò, Bunuel e un Truffaut insopportabile. I bambini si dimenano con sincronia perfetta tra secchielli, palette, pianti, lamenti, patatine, acqua minerale e qualche scivolo gonfiabile. Franco, sedato dal vento, ha l’unica fronte asciutta della fila e una pancia sofferta, lucida di un solare che riflette l’articolo del quotidiano che sta leggendo. Ai piedi una piacevole combutta con una borsa frigo e con i suoi diverticoli di chinotto. Un treppiedi di plastica mostra un libro chiuso, forse di James Frey, la faccia da matto sembra la sua. Per una questione di rotazione quelli della seconda fila ogni tanto avanzano. Franco, dettaglio non trascurabile, indossa le scarpe per correre e l’espressione preoccupata di chi è pronto per un test per il quale non sa se è pronto. Scherma la luce con la visiera di un cappellino da tonto come il mio per mascherare il nostro attaccamento siamese. Un minuscolo comunicato vocale dice: Tommaso al bar. Raggiungo la ragione di quell’annuncio e trovo un fondale pubblicitario di se stesso animato da una quota indefinita di facce contente. Roberto il maratoneta punto it-rino-giancarlo-aldo-patrizio-massimo-claudio-davide- carlo-pino-stefano-sonia-sandro-corrado-.fernando-fernanda-ubaldo-ettore-rodolfo-edoardo- vincenzo-nazzareno. L’ospitalità di una spiaggia priva di sentimento si trasforma in una ruspa emozionale. Come cavolo faccio ad abbracciarvi tutti??......lo dico quasi al pianto. Non ci devi abbracciare, siamo qui per correre insieme a te prima delle vacanze. Replico con la voce di chi non parla da una settimana… ….. chi è l’artefice di questa sorpresa? E chi può essere? ..rispondono in coro. Senza essere nominato, né indicato.. ..Franco è sulla soglia del bar che ride. Mascalzone, per questo avevi le scarpe per correre ai piedi. E tu correrai con le infradito, no? Sicuro, qualche anno fa, più di qualche anno fa, ho vinto una gara correndo con le Tod’s, mica mi metto paura eh.. (ridono, tutti) Da dietro un’incerata a cespuglio appare una cassiera, la cassiera. E non mi metto paura nemmeno io eh. (ride). Dopo aver lasciato tutti a bocca aperta per la mise scostumata si ritaglia una specie di stretching istantaneo poggiando il palmo della mano destra sulla mia spalla e quello della mano sinistra su quella oliata di un Franco talmente silenzioso e meravigliato da percepire il respiro delle zanzare. Il miscuglio di amici e cassiera suona come un clacson bitonale che vuole sorpassare il battito del cuore. Franco ha gli zigomi sporgenti color liquerizia masticata. Gli altri sorridono mostrando denti e costole evidenti. I Three Amigos bagnini ora hanno qualcosa da salvare, la nostra voglia di stare insieme. Scansano qualche bagnante disidratato e la nostra pista di sabbia è bell’e pronta. Un Giancarlo miniaturizzato si attacca al mio fianco. Tutto il lato destro, quello sgombro di mare è pieno di gente che si vuole bene e corre. Tò??? . oggi lascia stare il racconto, queste cose non si raccontano, sono troppo belle. Hai ragione, non scriverò nulla per rispetto. Qualcosa di simile ad un essere umano si solleva da un’asciugamano retrodunale nel tratto di spiaggia non a pagamento. Solitamente cauti, educati e riservati…i miei amici tempestano l’essere umano di pacche sulla spalla, di frontini, di frontali. Fingono di violentarlo, di baciarlo, di colpirlo con colpi di pugilato, di karatè. Povero Annibale. Va tutto bene Tò?..riesce a dire, confuso e contento. Ora … si…., va tutto bene, va tutto bene, si.