Porta a porta di periferia (meschinità di un giovane venditore) Avevo due abiti, uno crema, uno blu. Ostentavo una certa eleganza quando salivo le scale fino all’ultimo piano. Ventiquattrore di pelle marrone, cravatta regimental e lo sguardo fritto di chi vuol fare il professionista professionale a vent’anni. Mancavano gli ascensori nei complessi popolari e avevo guadagnato vista d’aquila e polpacci da scalatore. Mi apre un dipinto di donna, non una donna. Ferma, immobile, con la faccia da lunedì chiuso. Buongiorno signora, la prego mi dia 5 minuti per mostrarle una novità enciclopedica. Già abbiamo…, rispondeva a nome di tutta la famiglia o istintivamente protettiva a nome di tutto il palazzo e del mondo intero. Signora cara questa è un’enciclopedia medica, un prodotto particolare, così non avrà bisogno di andare spesso dal dottore. E potremo curarci da soli? Guardi che io ho mia madre con il diabete. Curarvi proprio no, ma avere le indicazioni dei vari sintomi di malattia si. La signora nervosa cominciava ad asciugarsi le mani già asciutte in un gesto costante, ripetitivo, come per proteggersi dall’assalto di quel giovane venditore senza barba e senza peli sulla lingua e prendere tempo. E…quanto costa? Nulla signora, non costa nulla. Non dico che la regaliamo, ma con minuscoli pagamenti a rate lei avrà subito i 6 volumi. Sei volumi? Ma non sono troppi?….chiedeva in un vano ed estremo tentativo di annullare la vendita. Troppi?.. sa di cosa parla il primo? (ovviamente se la signora era giovane e carina commentavo il volume uno) Di cosa? chiedeva incuriosita e perplessa per un oggetto che non si sarebbe mai sognata di acquistare prima. Dell’apparato sessuale maschile e femminile. O mio Dio…e io cosa ne faccio? Ma ci sono le figure, disegnate, i vari compiti degli organi, come funziona la riproduzione (non mi veniva la parola gravidanza), le malattie veneree... Pure le malattie? Come fossi un luminare della medicina rispondevo con voce impostata: si cara signora pure quelle, lei non sa in che mondo viviamo… E si che lo so! Mio marito sotto il militare si prese una bella sberla… Capito.(sintetico annuivo evitando domande invadenti) Ma non eravamo ancora sposati eh. Capito. E negli altri volumi cosa c’è? Tutto signora, tutto quello che riguarda il corpo umano e i suoi guasti, lei si accorgerà pure dell’appendicite infiammata. E si, mi fa male spesso qui. Vedo che lei è già esperta. L’ha avuta mio figlio, operato immediatamente e sapesse.. Certo che so, signora cara. Va bene , la compro, me la lascia subito? Ma no, ho solo due volumi con me, gliela consegneranno in settimana. E che volumi ha, mi fa vedere? Ho il primo, quello dell’apparato sessuale e il terzo, quello sulle cure per l’obesità. Quale vuol vedere? Per primo il primo, rispondeva immediata arrossendo leggermente, più per l’emozione che per la vergogna. D’accordo, mi posso sedere? Ma certo, che sgarbata neppure l’ho fatto entrare, scusi il disordine, stavo sistemando. Signora carissima , se viene a casa mia scappa. Perché, chiedeva imbarazzata come se avesse di fronte un divo dello schermo, lei vive già da solo?..è cosi giovane. ( la sua voce si abbassava in tono confidenziale) Si, signora, da due anni (non era vero ma era la stoccata finale) Si accomodi nel salotto, intanto chiudo il cane sul balcone. Ha un cane signora? ( sicuro della vendita avevo fatto scomparire gli aggettivi) Si, ma è un meticcio, un bastardino. Signora lei mi commuove, anche io ho un meticcio . Non ci posso credere, e come si chiama? Inventare un nome di cane seduta stante non era facile…si chiama Gino. Gino? Ma è un nome di persona, umano. Era il nome di mio padre ( ogni tanto lo facevo morire per suscitare tenerezza e compassione, tanto lui era al Bar non se ne sarebbe accorto) Era…? Mi spiace tanto sa…. Bene, cosa vuol vedere? E non so, ci sono le figure? Certamente, fatte così bene da sembrare artistiche. Questo è l’apparato sessuale maschile. Gli mostravo un brutto disegno moscio in bianco e nero. Come è fatto bene. E si, poi siamo tra adulti signora cara e lei non si scandalizza vero? (Invece di preoccuparsi per lei la signora generosamente si preoccupava per me) …..ma…ma lei è così giovane. Giovane si, ma conosco il mondo e le donne ( una citazione che non entrava nel discorso, ma tirare in ballo le donne era sempre remunerativo) Va bene, la prendo, dove devo firmare? Ecco il contrattino, è una cosa amichevole, non si preoccupi. Non mi preoccupo, anzi mia cugina si è sposata da poco, se ne prendessi due mi fa lo sconto? Signora carissima non è mia facoltà, ma ne parlerò in centrale. Ovviamente non esisteva una centrale, il nostro ufficio era un seminterrato in zona Ponte di Nona, maleodorante e angusto. Il segretario ci mangiava, ci fumava e nei gape di vendita ci faceva il pisolino pomeridiano (pisolino, un vezzeggiativo scandaloso per uno che russava come un cinghiale) Bene, ora la saluto (lo facevo accennando un mezzo inchino simultaneo con un battere di tacchi militaresco). Grazie, grazie tante e se capita da queste parti venga a prendersi un caffè da me. Me lo promette? Lei è deliziosa, lo farò. E come l’avviso? Già…e…le posso dare il numero di tel. di casa? Certo che puo signora. Arrivederci allora. Si, arrivederci. Sfacciato, tornavo li ogni settimana. Mi faceva il caffè. Mi faceva l’amore. E forse mi voleva pure bene. Importante era che non sbagliassi scala. Avevo la signora B. La signora C. Due signore D (ovviamente in piani diversi). In un complesso popolare a Pietralata sconfinai in una villetta isolata. Per non sbagliare piano.