La Corsa dei Santi 2014. Solo Michelangelo e Caravaggio sanno fare le mani, io non le so fare. So dipingere gli occhi, so dipingere la tristezza. Si vede bene nel mio ultimo quadro non esattamente d’autore. Ho impiegato tutta la notte per farlo. A rotazione da sinistra verso destra nove donne. Tutte indecentemente tristi. Questa mattina mi sento un rammollito, non lo so mica come andranno questi dieci chilometri da Piazza San Pietro a Piazza San Pietro. Io penso male, come ho visto fare altre volte. Poi quando la gara finirà dirò che sono una palla con il mio pessimismo e che tutto è andato bene e che non mi ricordo proprio di una gara andata male male, e non mi ricordo di un mio dipinto andato male, perché non esistono le cose male male se uno non le vuole far esistere. I miei amici svengono per questo quadro e dicono- Tò sei proprio bravo, e io rispondo -non mi sento bravo, voi siete scemi a dirlo. Non sono mai violento, questo si, e dipingo facce colorate, ma tenui. Non sono mai violento pure quando corro, e non è una scusa perché vado piano. Al posto di ristoro di via Labicana mi sono fermato mentre gli altri si spaccavano i denti per non perdere un secondo, ho detto alle due signore:- ma non potevate riempirli prima tutti questi bicchieri? E loro mi hanno risposto- ma siete tanti. E io ho risposto- perché pensavate fossimo una decina? E mi hanno mandato a quel paese. Non lo hanno proprio detto, ma lo hanno pensato. Che se una mi manda a quel paese normalmente me ne frego, ma se mi ci manda prima della salita di via Merulana mi dispiace. C’è una bella chiesa in alto, Santa Maria Maggiore, e ci tengo. C’è pure un bel disordine di gente che sale. Vedere gli atteggiamenti da vicino è diverso da sentirli raccontare, puoi toccare la contemporaneità, puoi sentire le voci e i respiri. Lungo la discesa chiedo contento a Roberto: -secondo te che ci facciamo qui? Niente, dice, siamo qui per un benessere comune, per stare bene. E tu stai bene? Chiedo. Ti supplico Tò, dice, non metterti a fare il filosofo mentre corriamo, almeno dammi, diamoci, il tempo di arrivare. Vero, diamoci il tempo di arrivare, dico e rido. Lo sai che ha di bello la corsa, dico. Cosa? Dice. Che nessuno mette il naso negli affari tuoi mentre corri. Vero, e quali sono gli affari tuoi? Dice. Be’, per esempio che tra due mesi sarà Natale. -Ah, tutto qui? - E. - E? E che mia figlia aspetta un bambino. Via della Conciliazione, piatta e dritta, incoraggia una volata. Roberto non mi sovrasta di un metro, convinto che io abbia bisogno di avere gente accanto. Tutti i miei amici pensano che lasciarmi solo sarebbe pericoloso. Tutti i miei amici mi vogliono bene incondizionatamente, senza di loro non avrei mai combinato niente. All’arrivo ci aspetta una bella medaglia dorata. Sessanta minuti prima la nostra struttura morale non ce l’aveva la medaglia. Questo è il nostro cambiamento. Proprio questo devono fare le gare.