La Corsa dei Santi. Ho il respiro che profuma di Resoldor, con la testa immobile affranta di caffeina osservo la cupola . Faccio un copia incolla del sole per averne una porzione doppia, più calda. Che poi la giornata era iniziata proprio bene, appuntamento alle 8, un Walter presidente rigenerato ,un Massimo delicato e gentile, un Patrizio ironico e divertente. Il viaggio in auto insieme nemmeno troppo breve.. gli scherzi, i ceffoni nascosti a chi guida, il dito indice alzato, le risate, il cd dei Negrita e le foglie di un arbre magic che soffiano odore di amicizia pulita. Nella piazza cosa c’è ora che non va? Il mio pianto greco si riflette sulle piume bianche di un piccioncino zoppo, gli tiro l’unica cosa commestibile che ho in tasca, una golia. Con il collo corto robotizzato sparisce sciancato, -lasciandomi il dubbio che non voli-. La malinconia mi fissa, io fisso la malinconia, non posso correre in questo stato. Mi sposto, mi sposto, mi sposto, mi segue, mi segue, mi segue, mi segue, mi segue. Nella fuga inciampo al pelo corto di un sanpietrino. Per tenermi compagnia con la voce faccio una domanda facile facile: dov’ è la partenza? La figlia adulta di un produttore di aspirine con acidità famigliare risponde: lì, non la vedi? Ha la faccia gonfia da super tele a scacchi di plastica. La mia carriera di assaggiatore di vini casarecci mi ha insegnato a mantenere una certa calma, dico grazie con quel tono pacato che precede ogni rissa sanguinosa. C’è uno schieramento di forze dell’ordine maestoso nella piazza. Lo speaker abituale fa la sua esibizione vocale. Due donne della Polizia diventano la mia distrazione, le saluto per riconoscenza . Seni poco seni, labbra sottili a scomparsa , per gambe quattro fili da pesca. L’ antipubblicità personale funziona e quella con meno cranio sfoderando una voce da doppiatrice chiede: documentiperfavore, lo chiede tutto attaccato. Ciondolo pericolosamente la mia testa e la risposta irritatamente ubriaca; ! ? : tutto quello che guadagnate ve lo meritate se chiedete i documenti a uno che se ne sta ‘alle nuvole’, volete farmi pure il palloncino? ‘alle nuvole’ non l’avevo mai sentito dire e poi oggi c’è il sole, no? Ha la divisa scura e un cinturone porta attrezzi bianco, massiccio, con elementi vari da bondage: manette, un a pistola nella fondina , manganello, e qualche pallottola d’oro nello sguardo, più di qualcuna. Perché ti vesti di nero?..sei un fan dei bloc? Per ora ho sfasciato solo me stesso. Termino la frase con una finta lisciata di finta brillantina e con un trapianto di voce disperatamente gentile. Hai spirito, sei di Roma? No di fuori, Roma est. Allora di dentro, non di fuori. Vero, sono di dentro. Con lo stesso rumore di chi rovista in una borsa di cuoio cerco qualcosa nelle tasche, non ho più golie. La poliziotta, disturbata da un ciuffo all’hennè copriocchio sinistro legge il mio documento. La foto è senza barba, ne hai un altro? Ecco il badge del lavoro, qui ero in rotta con il barbiere da un mese. Non potevi dirlo prima che sei un collega? Arriva uno strapuntino di sorriso malamente fissato sulla bocca con un visibile chiodo di rotaia. Collega proprio no, dico grattugiando l’uscita delle parole. Che ci fai qui alle 8 del mattino? Organizzo eventi. Che evento? Il mio. Ho la gara tra un‘ora. La Corsa dei Santi? Proprio quella, indovinato. Non hai l’aspetto di un corridore. Per l’abito? Per il peso, non sembri uno che a casa tiene la tombola sui fornelli. Ride per la sua battuta una risata omodontica così intensa che per interromperla deve darsi un pizzicotto. Esausta si accende una sigaretta che cuoce allo spiedo rigirandola tra le labbra. La sua abitudine di lanciarla lontano m’impedisce di seguire il conto di quante ne fuma in seguito. Corri per perdere peso? Corro per perdere me, posso andare o mi arresta? Per oggi hai scampato le sbarre, ma la prossima… ..come ti è venuto in mente di fare il cascamorto con due della polizia? ….poi con una fede al dito che pesa mezzo chilo, non ti vergogni? Ho solo salutato. Mbè..a noi nessuno ci saluta in servizio, tutt’altro..si tengono alla larga. O.k..mi allargherò. Più di così?...ride di nuovo aggiungendo un colpo di tosse. La comunità spirituale di pellegrini che si aggira nella piazza alza la temperatura con spostamenti diagonali, le poche interruzioni sono dedicate alla lettura di opuscoli pubblicitari,a mappe della città, a uno sguardo generico alla cupola, a un panino podalico al formaggio, ad un’ inquantificabile commozione. Posso offrire un caffè? La loro risposta in due copie, simultanea, è: O.K-O.K, uno spiacevole break si può fare, e tu sei spiacevole vero? Ridono in due, con la divisa scura, profumata di sapone scala. Apro la porta del bar con la scorta personale, mi sento tenero in qualche modo verso di loro, riconoscente. La datazione della gioventù resta un mistero, quella della mia no, è sempre attuale, paffuta, poeticamente perenne e pulita come sasso di torrente, indifferente alle mie borse sotto gli occhi e ai miei malanni al ginocchio. Il mio viso s’impiccolisce, diventa un pugno da ombre cinesi proiettato in quei pensieri. La cassiera incorniciata tra una zuppiera di boeri, vipere di liquerizia e gratta e vinci mi guarda dal basso come si osservano gli aeroplani in volo . Con una scelta simmetrica degli acquisti pago tre caffè. Lei si toglie il bavaglio dalla bocca e con labbra rosse di rossetto rosso dice: grazie. Le sussurro… se si mette a vendere baci per beneficienza mi rovino. Ride. Per un attimo perdo la sensibilità delle mani, mi cade il resto. La parte calva di me, la fronte, si gira verso il bancone sold out, ci infiliamo nel diverticolo di una voliera cinguettante di giovani runners. Le due poliziotte cominciano ad osservarmi come se non fossi più una novità, ma un vecchio parco per divertimenti in rovina, restaurato, dove ormai si entra gratis. Del loro caffè non resta traccia nelle tazzine, una si lecca il metacarpo sinistro per togliere uno sbaffo di schiuma, lo fa con una lentezza modulare che mi fa arrossire pure sulla nuca. Mentre getto acqua fredda sul mio inguine, rumoroso entra Annibale con la fronte preoccupata per la gara, la sua non è una paura da adulto è una paura da ragazzino. Non ti scaldi Tò? Ogni cosa a suo tempo, Nibale, mi scaldo dopo, sono in dolce compagnia, non vedi? Ti costa tanto mettere una A all’inizio del mio nome?.. ..mi hai salvato la vita due volte, ma non devi approfittare. D’accordo Annibale, scusa. E che scusa?..sembra un vizio il tuo… ma non mi presenti? Vi presento il mio caro amico Nibale, rido. Fanculo Tò, vado a scaldarmi…..scusate. Prima lasciami tutte le tue paure, le governo io. Mi guarda male. Do un’occhiata all’orologio che non ho ed esco anch’io. Il cielo concavo, di nuovo nuvoloso, sembra un dettaglio doloroso della basilica portato fuori, all’aperto. Guardo spesso il cielo, si capisce, voglio vedere se si affaccia Qualcuno. Un battaglione di runners sparpagliati si accorpa ritirandosi dopo il lungo assedio del riscaldamento circolare al centro della piazza. Mi saluta un amico di Nettuno, Sciavottiello, il professore. Ha la pelle d’oca e brutti guanti da automobilista ad effetto dita mozzate … che ci fai qui Tò? Sto cercando a che tavolo mi hanno messo. E mica è un matrimonio, eh. Ah.. no? Sorride. Mi saluta Luca, mi saluta con un abbraccio troppo caloroso. In due secondi racconta i suoi problemi di salute, tutti superati. Mi urla, mentre mi allontano con la mano a tergicristallo, un… ti chiamo Tommà. In mano ho un depliant della gara e mezza bottiglietta di minerale rubata all’organizzazione. Natalia se ne sta su una carrozzina, la mamma dietro. Il papà segue l’altro figlio disabile. Lo scherzo del destino è tangibile nelle immagini, nelle facce no. Il papà è sereno, sorridente, la mamma un po’ meno, ma comunque cordiale con tutti. Due gran belle persone, indimenticabili e forti come l’acciaio. Annibale torna a tossirmi vicino con voce registrata. La fronte gli si spiana, cedermi inconsapevolmente le sue paure funziona. Gli do un pugno d’incoraggiamento all’unica porzione morbida, il sedere. La gara parte. Via della Conciliazione fa scivolare le nostre pulsazioni nel profumo delle barrette di cioccolata che fanno da sponsor. La prima salita dopo le Botteghe Oscure e Walter perde me. L’Anagrafe, via dei Cerchi, il Colosseo, un falsopiano fino a San Giovanni . Sono noiose le descrizioni del percorso, ma a queste non si può rinunciare, posso solo risparmiare sugli aggettivi, sugli avverbi , è così bella Roma e non servono. Via Merulana in discesa e in salita, un opposto avvincente. Santa Maria Maggiore. Nelle ultime posizioni un afflusso di competenza topografica mi tranquillizza, non mi perderò e posso dedicare 2 minuti a questa chiesa. Mi allontano di pochi metri dal percorso e varco il portone. La cappella a sinistra è semivuota, c’è una donna anziana che scorre il rosario, una suora, un vecchio in piedi con il cappello in mano. Mi siedo senza l’atteggiamento di chi prega, con uno strano sguardo acquoso. Sento un rumore di legno spostato alle spalle: Tommà. Mi giro lentamente smuovendo meno aria possibile. Franco. Se non ti sbrighi ci batte pure l’ambulanza, ma come ti è venuto in mente di entrare in una chiesa? E tu dov’eri? Ero avanti, sono tornato indietro a cercarti. Veramente? Veramente si. Non dico niente, non penso niente. Andiamo Tò? Si, andiamo, mi asciugo gli occhi con il dorso della mano. Sulla discesa di via Cavour , Adalgisa, una promettente new entry del mondo corsaiolo ci grida un: forza che ci siamo. E’ l’unica che ci da coraggio, poi contraddicendosi ci molla e se ne va. Rimane a tenerci compagnia Alfredo dei Road Runners che correrà domenica a New York la sua maratona. Massimo, Patrizio e Walter ci aspettano sul traguardo sorridenti. Che è stato ?.. siete caduti? Macchè, abbiamo rallentato per farvi arrivare prima. Medaglia al collo andiamo verso l’automobile. Natalia e la sua famiglia meravigliosa sono dall’altro lato, paralleli. Massimo attraversa veloce, si toglie la medaglia dal petto e la mette al collo di Natalia delicatamente. Patrizio fa la stessa cosa con il fratello. Il padre gli stringe la mano. La madre gli accarezza una spalla. Io, li saluto dall’altra parte della strada. Il più bel sorriso che so fare. ..-lasciandomi il dubbio che non voli-.