Corri al Tiburtino (basilico) Sul diario della sera precedente c'è scritto cena con Annibale. Spaghetti al pomodoro e stop. Accostate il naso allo schermo, si sente ancora il profumo del basilico fresco. Annibale è un personaggio secondario della sua vita che corre con due scarpe spaiate, ma in cucina bisogna lasciarlo stare. -Nemmeno il vento ci appartiene.- Questa la sua citazione per la veglia di un ponentino tardivo. Io avrei preferito cenare in una stanza climatizzata e non su un balconcino tre per tre aperto alle intemperie di mille antenne arrugginite da un tramonto metropolitano. Da vecchia volpe fingo d'essere interessato ai suoi discorsi di piombo, al panorama, agli spaghetti, al vino . Quando mangio parlo poco. Parlo debole, così si dice. Annibale è il mio personaggio migliore e ci sto lavorando sopra per il semplice motivo che se tratto sempre di me oltre alla sovraesposizione rischio di cadere in patetiche e angoscianti confessioni, con lui posso invece invertire la rotta e perfino divertire. La fabbrica di gente che si affaccia e guarda la strana coppia di amici tendenzialmente asintomatici nel piacere di passare la serata insieme è splendidamente grottesca. Una donna, più ossessiva degli altri, in un percorso prestabilito ci scruta tra due vasi di basilico. Lo fa senza mimetizzare troppo la chioma come se qualcosa di noi le appartenesse. Annibale sorride.- La vedi quella? -Vista, ha un tatuaggio. -Tutte le donne abbandonate hanno un tatuaggio. -Per un certo tempo coltivava fiori, una vera cupola di colori. -E ora? -Basilico. -Dicono che tenga lontane le zanzare. -E gli uomini. -Hai qualcosa nei calzoni che conosce la storia, mi sa. -Quando si è trasferita nel palazzo mi ha chiesto di poter usare il bagno, il suo era in fase di restauro. -E con uno scarico di sciacquone miss melastofacendosotto ti ha conquistato il cuore… -Proprio così, abbiamo molte cose in comune. -Di che genere? -Mi ci vuole un’ora per elencarle tutte. -Capito. (rido) -Piantala di prendermi in giro Tò, o ti butto di sotto. (ride sorseggiando sambuca) Via Mozart ore 9, domenica 18 nov. Le divise rosse e azzurre delle Majorettes di Poggio Catino conquistano attenzioni più del riscaldamento. In ordine di apparizione elenco quanta gente saluto (tre): Adriano De Angelis-Angelino Matera-Martini. In ordine di apparizione elenco quanta gente mi saluta(otto): Maurizio Mastrofrancesco, Giuseppe D’Antone casual(non correrà), Rodolfo, Fernando, Claudio, Nazareno, Antonio, Doldi. Il vantaggio positivo nei saluti annulla quel leggero stato depressivo che precede la competizione. Un piccolo bar trasandato sotto i cubi scrostati del Tiburtino III conclude l’operazione, il caffè fa schifo, ma il padrone è cordiale, gentile sarebbe una parola grossa. La partenza non coincide con l’arrivo e questa anomalia mette pepe alla gara e agli atleti smarriti nel quartiere. Un battaglione di bersaglieri carica sull’emmepitre una fanfara di fiati, la carica è forte. Tommaso, il curatore e inventore della gara, elegantissimo in un funereo abito da cerimonia, spolvera un saluto politico al nostro passaggio al secondo chilometro, un breve gesto della mano, il suo sguardo acquoso, commosso, sembra dire: non voglio altro dalla vita solo stare con voi e farvi correre felici. Alla gicane del sesto chilometro con lo stomaco sottosopra per i troppi carbogel Annibale mi strizza un occhio. -Visto chi c’è… -Pasolini e qualche ragazzo di vita? -La tua cultura comincia a stufarmi, quella del basilico. -Quella invasata? (tra due vasi) -Yes. -Troppo forte, per punirti ti sta superando. -Infatti, non capisco cosa vuole dimostrare. -Che è più in gamba di te, semplice no? -Chissene. -Ecco, ora sei ragionevole, anche perché se aumentiamo rischiamo il tilt olfattivo a starle vicino, puzzerà di basilico. Hai usato lei e ora lei usa te per profetizzare il suo valore atletico, ci devi stare. -Questo no Tò, non posso sopportarlo e poi io non ho usato proprio nessuno è stata lei a mollarmi. -E la storia del tatuaggio retaggio delle donne abbandonate? -Una cazzata, Tò, un’invenzione mia. -Quindi se ti ha mollato lei sei tu da tatuare. (rido) -Senti….. L’ottavo chilometro sfiora la residenza dei palazzoni popolari. -Una parte di me le vuole ancora bene. -Posso immaginare quale parte. -La pianti Tò?..Per favore. -Se continui ad aumentare l’andatura non finiremo la gara. -La voglio raggiungere. -Per dirle cosa? -So io cosa, so io, oh. Annibale riesce a riciclarsi ragazzo e a ritrovare tutta l’ingenuità di quell’età con movimenti accelerati e una voce senza nicotina. Raggiunta. -Ciao (senza punto con l’intenzione di non terminare la frase) -Ciao (senza punto con l’intenzione di avere un’intenzione) -Ci hai messo mezz’ora a sparire , eh. -Sei sparita tu, mi pare. -Sapevi dove trovarmi, al piano di sopra. -Sapevi dove trovarmi, al piano di sotto. -Annibale.. -Si? -Finiamo la gara. -Va bene. Io me ne sto in disparte, lei ogni passo si gira a controllare se lui c’è. Dimentico i miei problemi di peso e un tale che mi sgomita regolarmente, accelero e mi allontano. Non ho nulla da vincere, loro devono stare soli, si capisce. Una salitina inattesa inserisce nell’elenco delle mie sensazioni un posso non farcela. A sinistra si scende. A sinistra la retta finale con il pallone del traguardo oltre il negozio Cat. Un pubblico di amici e parenti fa un tifo onesto. Fingo di non essere stanco. Mi addolcisco la bocca e la nube di preoccupazione con pane e marmellata. Bevo un tè caldo. Annibale non arriva. Ne saprò di più domani.