Vendita Diretta Alle 8 del mattino il sole non è da prendere sottogamba per come sa dipingere parecchie teste levigate come sassi dalla calvizie. Annibale convinto rappresentante del mondo rom, arriva spettinato con il segno del cuscino sulle orecchie , un baffo di caffè a un pizzo della maglietta e un cartello virtuale appeso al collo: aperto : niente agenzie: vendita diretta. Non lo saluto, nell’amicizia vera non c’è bisogno del saluto. -Come stai Tò? -E come sto? Sto bene, sono in triplo ospedale, ma sto bene, dico sventolandomi i denti della risata con il depliant della gara. -Ospedale triplo mi piace proprio e che curano? -La scarlattina (rido). Una mini spa vivente si accosta con i capelli in piega e l’intenzione coraggiosa di coccolare due brutti ceffi come noi. - Buongiorno eh. -Buongiorno.( lo dico senza guardare) -Non mi riconoscete? Una volta abbiamo fatto un pezzo insieme. - Una litigata? Macchè, un tratto di corsa e mi aveva colpito quanto cuore riversate in questo sport. La mia osservazione diretta, restaurata da quella precisazione diventa meticolosa e una parte di me, la peggiore, replica: si , ma non conserviamo un particolare ricordo di piacere. -Che antipatico. (Ride) -Una come te dovrebbe essere distribuita a dispense. -Tipo? -Tipo oggi vi diamo un ginocchio, un orecchio e il naso, la settimana prossima, occhi, gambe e seno, quella dopo, mani, piedi, schiena e il ventricolo sinistro. -Oh Signore..il ventricolo sinistro, ma come ti vengono in mente certe cose? -Ho la mente distante, oltre.(rido) -Tutta insieme costo troppo? -Tutta sei ingombrante. -Ingombrante non me l’ha detto mai nessuno. Fa un gesto complicato con la mano e si allontana sostenuta dal pulviscolo mattutino. -Perché l'hai trattata così Tò? Non sembri tu. -Perché perché perché, non so perché. -Tò, devi trovare sempre qualcosa di triste in tutto quello che dici, un racconto allegro, un cazzo di racconto allegro, l'hai mai scritto? -No, ma l'inizio mi sembrava divertente con la storia delle crape pelate dipinte dal sole. -Diverte solo te Tò, è miserabile come tratti la gente. -Tanto quando scrivo nessuno può leggere e quando leggeranno sarò scappato. -E dove sarai? -Accucciato in un angolo ad osservare chi ingoia le mie parole insieme a zucchero filato. -Capito, la teoria dello scrittore isola, un vigliacco in fuga da tutti e soprattutto da se stesso. -Già. -A forza di frequentarti sto diventando una mangrovia, ho i piedi immersi nel sudore . -Non rompere. -Tu hai una responsabilità Tò, se scrivi. -E se non scrivo? -Non esistono scrittori sconosciuti prestabiliti, non c'è un elenco, un album, un registro, una fila, posso starmene per i cavoli miei senza scrivere nulla e il mondo andrà avanti lo stesso, il teorema so scrivere, potrei farvi piangere, e non scrivo, ha sempre funzionato. -Mi stai spaventando Tò. -Macchè , mi sto auto promovendo, sto commercializzando la mia non funzione. -Sei il primo al mondo che pubblicizza qualcosa che non funzioni. -Tranquillo, questa pagina spregevole di me la lascerò nel cassetto. -E a quelli che ancora pensano che leggerti potrebbe fare di loro persone migliori, cosa dirai? -Che è una stupidata, si migliora sul campo non sulla carta, troppo facile migliorare con la lettura, starsene sbracati su di un divano a ore e sentirsi uomini migliori è da illusi. -Brrrrrrrr, brividi..io mi dissocio eh Tò, idee tue, solo tue. -Hai paura della multa? Di essere radiato? Di non poterti alzare dal letto al mattino? -Ho paura per te, tu sei più di questo, finiscila di macellarti. La natura del posto aspetta che tutto sia finito, partenza e arrivo, per ricomporsi. Dopo aver scorticato ogni rapporto umano, perfino il nostro, ci scaldiamo pateticamente in due. Gli altri festosi si raggruppano come storni: ondeggiano, si dividono, si ricompongono. Annibale sta zitto, l’unica a tenermi compagnia è la crema solare sul viso , il tremolio del panorama, i passi che cadono senza rumore e senza frantumare nulla. Il sole ora ha perso calore, è luce fredda, d’emergenza. -Tò, scusami per prima. -Scusami tu. Gli accarezzo una spalla come alla fine di una barzelletta spiritosa con le dita e le unghie stondate, rigide, di compensato. -M’ inviti a cena? Che mangime hai? -Carne in scatola e fagioli in scatola, sono scheggiato dal mutuo. -Mi occuperò io dell’aspetto liquido, birra o vino? -Birra, Tò, tanta birra. -Che si vince in questa gara? -Nemmeno ho guardato, ma se saltiamo nell’ambulanza ci possiamo piazzare. Ride. Rido.